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THE WHALE regia di Darren Aronofsky

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Thorondir     6½ / 10  24/02/2023 14:36:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
È il secondo film consecutivo di Aronofsky in cui il protagonista (i protagonisti in "Mother") sono sigillati in case da cui per un motivo o l'altro fanno fatica non solo ad uscire ma anche a muovercisi liberamente. Charlie, umano-balena, non solo ha problemi a muoversi ma anche a stare in piedi e respirare. Capisce di essere giunto alla fine e tenta di ricucire un rapporto travagliato con una figlia che ha abbandonato: tema che ritorna dopo "The Wrestler", altro film di metamorfosi-redenzione di un attore che come Fraser aveva trascorso momenti molto complicati (Rourke, of course).

Questa ultima fatica di Aronofsky racconta di una umanità che si percepisce disgustosa e che si chiude in casa, tenta di celarsi alla vista altrui. Un tema che è emerso prepotentemente con la pandemia e su cui Aronofsky riflette, quasi lo ritenga una delle condizioni della contemporaneità: va infatti notato che sono "chiusi" in casa anche gli studenti che seguono online il corso universitario del nostro protagonista. Scelta quindi interessante, che riflette sull'oggi e che trova conferma e forza in un film "da camera" che sa anche essere claustrofobico (non a caso il formato scelto è un 4:3). Non poteva inoltre mancare la religione, tema caro ad Aronofsky: se in "Mother" è allegoria biblico-ecologica qui mi sembra uno sguardo molto più pessimista, quantomeno nel come Charlie la rifiuta: per lui religione è dolore, credere nel racconto biblico è impossibile e a conti fatti il tema religioso riemerge anche nel finale; un'"ascensione" però tutta laica, senza i conforti religiosi (il personaggio del giovane Thomas, per gran parte della pellicola abbastanza fuori luogo e mal scritto). Infatti, essendo il film, di fatto, il racconto di un consapevole suicidio, l'atto di attacco alla religione da parte di Charlie mi sembra abbastanza palese.

Quello che però stona di quest'ultimo film di Aronofsky è la sensazione, permanente durante tutto il suo svolgersi, di un film pensato e scritto per avere tutti i crismi dell'attualità mainstream: c'è tutto il campionario del "buonismo" del momento (e il film è un po' sempre in bilico tra buonismo e umanesimo): famiglia disfunzionale, buoni sentimenti, disturbi alimentari e psicologici, abbandono genitoriale, storia d'amore gay. Ecco quindi che il film, forse troppo "costruito", finisce per essere un purissimo tearjerker di quelli che ad un certo punto ti dimostrano di non aver poi molto da dire e che puntano tutto su picchi di emozionalità così eccessivi e ridondanti da scadere quasi nel patetico (e da questo punto di vista l'ultima mezz'ora chiede veramente tanto allo spettatore).
Ubik73  29/03/2023 22:20:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi trovo d'accordo con te.Pur essendo un film emotivamente impattante la pellicola porta con se quella sensazione che oggi quasi tutti i film e le serie tv si portano dietro cioe' di un qualcosa di costruito su misura sulle tematiche imposte dalle case di produzione.Comunque ottimi sia Fraser che la Silk.
bucho  20/03/2023 05:01:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
gnap gnap gnap gnap...
Thorondir  21/03/2023 14:46:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
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