Mauro@Lanari 7½ / 10 03/05/2023 22:34:26 » Rispondi Per la condizione carceraria come metafora sociale c'è lo Shakespeare recitato in "Cesare deve morire", Taviani 2012. Per il prison movie come simbolo dell'esistenza c'è il Beckett d'"Aspettando Godot", esperimento teatrale che nell'85 Jan Jönson compì nel penitenziario di massima sicurezza di Kumla in Svezia. La prima tenuta a Göteborg f'un trionfo di pubblico e d'ottime recensioni, Beckett concesse i diritti sull'opera e seguì la compagnia dal suo ritiro a Parigi. L'"happy ending" mancante è vero, poi raccontato dai tre film girati sulla vicenda. Cinema popolare, umile, semplice, dunque non elitario, stiloso, festivaliero, cartolinesco, tarantiniano: impeccabile trasposizione cinematografica del capolavoro del drammaturgo irlandese. Ps: un doveroso ringraziamento ai tre utenti qui sotto che m'hanno incuriosito coi loro commenti.
Mauro@Lanari 04/05/2023 00:35:29 » Rispondi [Edit] Per la condizione carceraria come metafora sociale c'è lo Shakespeare recitato in "Cesare deve morire", Taviani 2012. Per il prison movie com'allegoria dell'esistenza c'è il Beckett d'"Aspettando Godot", esperimento teatrale che nell'85 Jan Jönson compì nel penitenziario di Kumla in Svezia. La prima dello spettacolo si tenne a Göteborg, f'un trionfo di pubblico e d'ottime recensioni, Beckett concesse i diritti sull'opera e seguì la compagnia dal suo ritiro a Parigi. L'"happy ending" mancante è vero, poi raccontato dai tre film girati sulla vicenda. Cinema popolare, umile, semplice, dunque non elitario, stiloso, festivaliero, cartolinesco, tarantiniano: impeccabile trasposizione cinematografica del capolavoro del drammaturgo irlandese. Ps: un doveroso ringraziamento ai tre utenti qui sotto che m'hanno incuriosito coi loro commenti.