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ON THE COUNT OF THREE regia di Jerrod Carmichael

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stratoZ     7 / 10  22/10/2023 16:28:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Interessante dramma dai toni leggeri in contrapposizione alla tematica pesante quanto significativa, l’opera prima di Carmichael, qui in doppia veste di attore e regista, esplora il mondo interiore dei protagonisti in quella considerata da loro l’ultima giornata della loro vita per loro scelta e nella sua breve durata fa riemergere prepotentemente i conflitti irrisolti dell’esistenza dei due, colpisce la scanzonatezza e l’autoironia dei personaggi che fanno da muro a drammi psicoesistenziali ben più profondi che sommati tra loro gli hanno fatto prendere la decisione di farla finita.

Il film inizia con la rapida e apparentemente sommaria scena del doppio suicidio, per poi procedere in flashback e permettere una migliore contestualizzazione della scelta dei due, che arriveranno alla decisione di non farla finita subito ma di concedersi un ulteriore giorno per sistemare gli affari considerati in sospeso. Durante il passare del tempo e con il rapido scorrere dei luoghi e degli affetti dei due personaggi vi saranno dei cambiamenti interiori.
Ho trovato l’opera a metà tra il consolatorio e il liberatorio, con un luna park di emozioni che variano dalla nostalgia di una giovinezza felice e spensierata ad una rabbia repressa e tenuta dentro per gli eventi subiti, emblematico al riguardo tutto il sottoplot che riguarda il dottore di Kevin.

L’altro elemento interessante dell’opera è il crollare di buona parte - non tutte - le sovrastrutture e convenzioni che regolano il comportamento dei protagonisti, considerandosi all’ultimo giorno di vita proveranno a dare libero sfogo ai propri istinti, rivendicando diversi torti subiti e facendosi una giustizia privata prevalentemente sommaria, anche se a mio parere entrambi restano comunque ingabbiati, non riuscendo a sfogarsi del tutto, anzi.

“On the count of three” è una buona commedia drammatica, con diversi spunti da vera e propria commedia nera, tirando spesso in ballo e ironizzando su tematiche come il suicidio e la depressione, con interessanti spunti esistenzialistici magari non troppo approfonditi ma che permettono allo spettatore di vagare con la mente e perché no, dare un’interpretazione personale, che può essere sia dolce che amara.
Oltretutto vi è un bel carico di pathos riguardante il destino, o meglio ancora le scelte, dei protagonisti, tenendo lo spettatore sulle spine fino all’ultimo.