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WOMEN TALKING - IL DIRITTO DI SCEGLIERE regia di Sarah Polley

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Mauro@Lanari     3½ / 10  20/05/2023 01:19:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gruppo d'autocoscienza femminista in un fienile. Nel 2010 non combattono il patriarcato bensì una mascolinità tossica più che mai: schiave di narcotizzatori, stupratori, violenti, aggressori che negano loro l'accesso al voto e all'istruzione. Mentr'in Occidente il diritto di famiglia ha ammesso cert'eccessi vittimistici e si sta riequilibrando, Towes, Polley e McDormand (qui anche produttrice con Pitt) o possono parlare dell'esperienza personale della scrittrice canadese oppure del regime talebano o d'una setta/colonia/comunità di bigotti in Bolivia, invece criminalizzano l'intero universo maschile (August, l'unico attore del lungometraggio, è impersonato dal gay Ben Whishaw). Il film è così schierato che fa dialogare le protagoniste analfabete dei massimi sistemi. Più indisponente che provocatorio, è stato paragonato a "Dogville" (2003) dov'al contrario Trier sapev'affrontare questioni assai più universali del #metoo. Perdend'ogni senso della misura, questo cinema s'autocondanna al ridicolo: a fine 2022 il decennale sondaggio di "Sight and Sound" ha eletto per la prima volta come miglior film della storia "Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles" (Chantal Akerman 1975), e le aspre critiche non sono mancate (https://en.wikipedia.org/wiki/The_Sight_and_Sound_Greatest_Films_of_All_Time_2022#Reception).