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UBRIACO D'AMORE regia di Paul Thomas Anderson

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kafka62     7 / 10  26/04/2018 13:46:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Abbandonando le storie corali, ricche di sottotrame e personaggi secondari, che lo hanno reso famoso (e forse stanco di essere considerato da molti critici niente più che un talentuoso emulo di Robert Altman), Paul Thomas Anderson ha diretto con "Ubriaco d'amore" un film incentrato su un unico, bizzarro protagonista. Adam Sandler interpreta infatti un uomo bislacco e a dir poco disturbato: timido e complessato venditore di spazzoloni da W.C., egli è schiavizzato da ben sette sorelle sette, compra migliaia di confezioni di budino al solo fine di raccogliere buoni premio da convertire in viaggi aerei (lui che in vita sua non è mai salito su un aeroplano), si caccia ingenuamente in un pasticcio per aver telefonato a una equivoca hot line e aver incautamente fornito i suoi dati personali all'organizzazione, che ben presto lo ricatta con metodi banditeschi, e – soprattutto – è vittima di furibondi accessi di immotivata violenza. Tutto farebbe pensare a un soggetto da psichiatria, invece Anderson lo fa innamorare e gli concede, complice un soggiorno alle Hawaii, il più romantico degli happy end.
"Ubriaco d'amore" è, a ben vedere, un film strano come il suo protagonista. Ritmato per tutto il primo tempo da percussioni ossessive e inquietanti e da movimenti di macchina forsennati, cambia improvvisamente registro inanellando mielose canzoncine anni '50 e immagini da cartolina in cui dominano i rosa shocking e i blu elettrici (laddove all'inizio la fotografia era sporca e quasi sciatta, con abbacinanti controluce che si alternavano a scene semi-buie). Con questa trovata, Anderson esprime anche stilisticamente la doppia vita del protagonista, che si muove nell'arco di tutto il film con un'aria talmente stralunata e impacciata da ricordare a tratti Jerry Lewis. Delle pellicole di Lewis "Ubriaco d'amore" conserva una sorta di stravagante comicità (basti pensare ai "disastri" che avvengono sotto gli occhi imperturbabili dei personaggi, o ai dialoghi assurdi e strampalati), che lo rende un gioiellino (anche se non sempre di facile fruizione) di understatement psicologico e di stile da pop art.