caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL CASANOVA DI FEDERICO FELLINI regia di Federico Fellini

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     8 / 10  19/09/2013 21:42:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il merito per il voto alto va quasi tutto alle scenografie e alla fotografia. Questo film è uno dei più curati visivamente, ricchissimo di suggestioni coloristiche e scenografiche di grande presa ed effetto. Ogni particolare, anche banale, serve per creare, per riprodurre nella propria esemplare essenza una certa epoca, un certo ambiente, una certa mentalità. In questo caso la società aristocratica del XVIII secolo.
Ciò è dovuto prima di tutto alla grande abilità artistica di Fellini nel riprodurre e creare direttamente dalla propria fantasia, dalla propria personale sensibilità, qualcosa di esteticamente perfetto e completo. Pochi sono riusciti a rendere così reale ed efficace qualcosa di immaginato. Infatti è impossibile ricreare il passato così com'era e giocoforza occorre ricostruirlo come viene concepito nella nostra fantasia. Fellini forse è stato il più grande in questo campo.
Poi ha avuto anche la felice intuizione di mettere in risalto che si tratta di una ricostruzione fantastica, di una caccia alla sostanza, allo spirito di un'epoca, più che una sua impersonale e fedele riproduzione fattuale. Non a caso il film è stato girato completamente in interni, facendo a meno della luce del sole, solo ed esclusivamente con ricostruzioni di fantasia.
Quello che è il pregio del film (riproduzione riflessa e sostanziata dello spirito di un'epoca) finisce anche per esserne il limite. Infatti si tende a rendere sempre e solo l'espressione estetica di un epoca nelle sue sfaccettature geografiche, dimenticando gli esseri umani. In pratica i personaggi sono ridotti a modelli, a maschere, a immagini; a parte qualche eccezione (la gigantessa) mancano di vita propria, di storia, di interiorità. Il frivolo, il fatuo, il cinico, il volgare dominano incontrastati e danno il segno a ogni personaggio, a ogni storia.
Manca quello che Fellini era riuscito a donare a "Satyricon": la passionalità, l'emotività, l'espressività interiore. Tra l'altro fino ad ora Fellini nei suoi film aveva sempre puntato all'empatia dello spettatore con il protagonista (si pensi a Cabiria, a Giulietta, ma anche ai Vitelloni e al protagonista del "Bidone"). Qui non si sa cosa voglia fare. Non riesce a far empatizzare con Casanova perché lo mostra come ipocrita, falso, vanaglorioso e opportunista, ma neanche riesce a estraniarlo e a farlo giudicare controluce, perché è troppo ravvicinata l'osservazione, troppo seguito dalla mdp e senza un qualcosa che faccia da contrasto.
Non si capisce (o almeno io non ho capito) quanto profondo e sincero sia il malessere di Casanova. Fellini dipinge un personaggio che brama alla poesia, alla purezza di sentimento e allo stesso tempo ce lo mostra che svolge meccanicamente e quasi senza coinvolgimento il suo compito di stallone da monta. Emblematica è la sua dichiarazione d'amore fatta ad un automa. Il suo anelare è pura aspirazione ideale o tattica seduttoria?
Questa mancanza di chiarezza e di messa a fuoco del personaggio del protagonista fa sì che il succedersi dei vari episodi risulti alla fine quasi monotono e ripetitivo, come se il film girasse eternamente su se stesso senza portare ad alcuna soluzione o spiegazione.
Rimangono bene espressi comunque i temi costanti e continui di quasi tutti i film di Fellini: la rappresentazione estetica divertita, grottesca e satirica di un'epoca e l'eterno dilemma del misterioso e insondabile universo femminile.