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ANATOMIA DI UNA CADUTA regia di Justine Triet

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stratoZ     8 / 10  23/01/2024 14:42:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Mi accodo al parere della critica, o comunque quello dell'opinione cinefila riguardante questo film, lo trovo ottimo, magari non un capolavoro ma sicuramente un film di alto livello che utilizza il pretesto giudiziario per indagare a fondo in un rapporto di coppia saturo e stanco, che procedeva a stenti, il film nella sua indagine alla ricerca di indizi, prove e dettagli toglie gradualmente i veli dell'apparenza nel rapporto matrimoniale lasciando scoperte quelle che erano le incomprensioni e le estreme conseguenze di esse.

In seguito alla caduta dalla finestra e conseguente morte del marito, Sandra si ritroverà in tribunale a difendersi dall'accusa di omicidio, dato che al momento della morte non vi erano testimoni e lei era l'unica persona in casa, che però a detta sua stava dormendo, da qui si svolgerà questa inchiesta che porterà al processo, nel quale verranno a galla tante verità e problematiche del rapporto tra Sandra e suo marito.

La sensazione che mi ha dato il film è quella di narrare un amore ormai finito, nascosto sotto un velo di convenzionalità, un matrimonio che andava avanti per inerzia, con Sandra, ormai colpevole di tradimento - solo due volte, con la stessa donna, a detta sua, ma la verità non la sappiamo - e il marito frustrato e oramai disperato per le poche opportunità di scrivere che gli vengono concesse, complice anche il tempo che deve dedicare al figlio per aiutarlo a studiare, a causa del fatto che è ipovedente per un incidente avvenuto anni prima di cui Samuel si sente colpevole, ecco che nel film subentra prepotentemente quel senso di colpa dilaniante, amplificato anche dai comportamenti di Sandra nei suoi confronti, che inizialmente esplicitamente, poi inconsciamente lo considera responsabile dell'incidente accaduto al bambino.

L'altro elemento che mina il rapporto tra i due coniugi è l'invidia, con la non realizzazione di Samuel che pulsa prepotentemente nella sua mente e questa idea inizialmente concepita da lui poi usata da Sandra in un suo libro, con il conseguente rinfaccio quando la situazione si scalda, si nota come nelle liti che vengono mostrate dalla registrazione, probabilmente i racconti più attendibili perché non narrati da un personaggio, vi è questo accanimento nei confronti della coniuge, che nasconde un rancore di fondo fomentato dall'invidia e dalla non realizzazione professionale.

Poi vi è il piccolo Daniel, il figlioletto di 11 anni che all'oscuro delle dinamiche familiari deve assistere al processo in cui viene per prassi di ricostruzione svelato tutto, un bambino che vede la sua vita crollare improvvisamente, a cui vengono a mancare tutte le certezze che alla fine dovrà fare i conti con la scelta definitiva, da qui, mi viene l'interrogativo del film, ma Daniel crede davvero la madre sia innocente? Oppure ha scelto di crederci per non perdere anche lei? La forza del film sta anche in questo, non rimane il dubbio di innocenza o colpevolezza solo allo spettatore, rimane in realtà a tutti, anche se probabilmente quello di Daniel è quello che conta di più.

Nelle sue due ore e mezza di durata lo ritengo un film che nonostante i ritmi dilatati scorre bene, fatto prettamente di dialoghi e primi piani, con uno stile abbastanza basico che alterna inquadrature più formali e ricercate a quadri in movimento sporcati appositamente per ricercare un effetto realistico, curiosi sono gli impalli utilizzati nell'aula di tribunale come se i personaggi si volessero nascondere perché imbarazzati dalla condizione che stanno narrando o perché in fondo vorrebbero non raccontare la vicenda e ovviamente la scena del primo interrogatorio di Daniel, con quel punto di vista che cambia continuamente in base a chi pone la domanda, se l'accusa o la difesa è da manuale, recitato divinamente, la Huller l'ho trovata straordinaria nel suo personaggio così incastrato nelle dinamiche legali e matrimoniali, il bambino pure, ha recitato bene anche il cane, figuriamoci.

E comunque, nei giorni successivi alla visione del film non riuscivo a smettere di ascoltare lo strumentale di 50 Cent.