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SFIDA NELL'ALTA SIERRA regia di Sam Peckinpah

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amterme63     8 / 10  22/12/2009 23:02:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Splendido western che ha tutti i pregi dello stile classico con alcune importanti novità che lo rendono originale.
Dal punto di vista tecnico è proprio ben fatto. C'è una grande cura della scenografia e dell'ambiente in cui si svolge la storia. L'inizio serve proprio a creare l'atmosfera grazie a carrellate panoramiche su splendidi paesaggi e piani sequenza sulla vita che si svolge nelle tipiche città del West. Si vede subito l'esigenza di Peckinpah di creare la sensazione di realismo pur restando all'interno dei canoni classici. Lui ha sempre riferito di avere conosciuto di persona la gente che ha realmente abitato quei luoghi e di averne ascoltato i racconti. Quindi sapeva come rappresentare la vita del West.
Una volta presentato il protagonista/eroe si comincia a porre le basi per i dilemmi che il film propone alla riflessione del pubblico. I temi discussi sono essenzialmente:
1)l'eterno conflitto fra la vita individuale materiale e le norme legali e sociali.
2)il valore che ha la fede in norme etiche superiori e fino a che punto queste possono imporsi sulla legge scritta.
3)La grande forza che ha il "male", l'apparente debolezza delle difese normative e le misure anche estreme che occorre altrimenti prendere per arginarlo.
La prima questione è rappresentata tramite l'ossatura della storia, l'incarico che ha l'anziano Steve Judd di trasportare dell'oro da un villaggio sperduto nelle montagne ad una banca in città.
Perché non tenere per sé l'oro? Che senso ha darlo a dei mediocri egoisti sfruttatori? E' quello che cerca di suggerirgli il suo più "fidato" amico, l'anziano Gil. Anche qui gli ottimi dialoghi (il film è molto parlato) illustrano benissimo il conflitto fra dovere e piacere, il quale come al solito troverà il suo sbocco nel convincimento dell'uno tramite il sacrificio dell'altro.
Il protagonista morale del film è però il "male", questo "negativo" (soprattutto sessuale) che fa parte integrante della società, che si insinua pure nei ceti lavoratori e operosi e che non viene da fonti esterne (indiani o malviventi). A tal riguardo è esemplare il ritratto della città mineraria (con il suo centro nel saloon-bordello) e nella "fauna" che ci vive (vedi gli "elementari" e viziosi fratelli Hammond, ritratti con rurale realismo, altro che "7 spose per 7 fratelli"). Veramente forte è la scena del matrimonio nel bordello e della consumazione "collettiva" che viene intentata nei confronti della povera e ingenua Elsa (il personaggio scenicamente più "debole" del film).
A questo punto entra in scena uno temi fondanti del cinema di Peckinpah: la legittimità della reazione con il massimo della forza, a costo di infrangere la "legge", se questo va palesemente a fin di bene. Del resto, qui la legge è quasi assente e tutto è affidato alla coscienza e all'iniziativa individuale delle persone.
Non mancano anche momenti di pausa quasi "lirica". Questo film, insieme al coevo "L'uomo che uccise Liberty Valance" vede come protagonisti delle persone anziane, con il loro carico di rimpianti e disillusioni, e con la loro amara esperienza da consegnare a chi è giovane e inesperto della vita. Con gli ultimi film di Ford divide anche il finale dolce amaro (anzi più amaro che dolce).
Ho passato una bella ora e mezza con questo film. Bravo Sam.