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COMANDANTE (2023) regia di Edoardo De Angelis

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Mauro@Lanari     6 / 10  30/04/2024 02:40:43 » Rispondi
Un quasi-biopic di non semplice decifrazione. Volendo rappresentare l'identità italiana, è possibile farlo in modo univoco oppure s'è costretti a descriverne le infinite discordanze, l'irriducibile campanilistica frammentarietà storicamente ereditata dai comuni medievali? L'interminabil'elenco di dialetti e specialità gastonomico-culinarie (mentre gl'Olandesi hanno un piatto nazionale), il cronico scontro tra guelfi e ghibellini, credenti bigotti e atei blasfemi, l'eroismo sia in senso patriottardo e militaresco ch'in quello umanitario e pacifista, la cialtronesca retorica con cui vengono difese ambedue le posizioni: sono scelte sempre volute da regista e sceneggiatore o è materiale fuggito dal loro controllo e che eppure, proprio perché anch'essi italiani, comunque riconducibile a una fenomenologia del nostro popolo?
C'è un 2° livello, il taglio in linea con "lo spirito greco": ma se inizia col tragico canto delle coreute ch'annunciano il destino nefasto a cui andranno incontro i marinai del sommergibile, bar'acquatica il cui ponte ligneo è il palco teatrale su cui si compirà la loro sventura, e con le premonizioni oracolari di Favino/Todaro novello Tiresia, subito dopo irrompono l'"Antigone" di Sofocle e l'epica omerica della genealogia di Bellerofonte ("Iliade", libro VI, versi 153-155). Ambiguità spiegabile quanto e come la precedente?
3° livello, singole, specifiche inquadrature fotografate quali rimandi artistici da Pirandello al Fassbinder dell'82 ("Querelle de Brest", se n'è accorta su mymovies pure Paola Casella, pessimo indizio anagrafico). Qui le nebbie metaforiche diventano esegetich'e comincio a perdermi, forse c'è una spiegazione pure stavolta ma ormai il "bordello meraviglioso e putrido", il "sovraccarico d'allusioni simboliche" (Aldo Spiniello), ha preso il sopravvento.
Un paio d'emozioni me le ha rubate.
Mauro@Lanari  30/04/2024 05:36:57 » Rispondi
Un paio di correzioni
Un quasi-biopic di non semplice decifrazione. Volendo rappresentare l'identità italiana, è possibile farlo in modo univoco oppure s'è costretti a descriverne le infinite discordanze, l'irriducibile campanilistica frammentarietà storicamente ereditata dai comuni medievali? L'interminabil'elenco di dialetti e specialità gastonomico-culinarie (mentre gl'Olandesi hanno un piatto nazionale), il cronico scontro tra guelfi e ghibellini, credenti bigotti e atei blasfemi, l'eroismo sia in senso patriottardo e militaresco ch'in quello umanitario e pacifista, la cialtronesca retorica con cui vengono difese ambedue le posizioni: sono scelte sempre volute da regista e sceneggiatore o è materiale fuggito dal loro controllo ed eppure, proprio perché anch'essi italiani, comunque riconducibile a una fenomenologia del nostro popolo?
C'è un 2° livello, il taglio in linea con "lo spirito greco": ma se inizia col tragico canto delle coreute ch'annunciano il destino nefasto a cui andranno incontro i marinai del sommergibile, bar'acquatica il cui ponte ligneo è il palco teatrale su cui si compirà la loro sventura, e poi con le premonizioni oracolari di Favino/Todaro novello Tiresia, subito dopo irrompono l'"Antigone" di Sofocle e l'epica omerica della genealogia di Bellerofonte ("Iliade", libro VI, versi 153-155). Ambiguità spiegabile quanto e come la precedente?
3° livello, singole, specifiche inquadrature fotografate quali rimandi artistici da Pirandello al Fassbinder dell'82 ("Querelle de Brest", se n'è accorta su mymovies pure Paola Casella, pessimo indizio anagrafico). Qui le nebbie metaforiche diventano esegetich'e comincio a perdermi, forse c'è una spiegazione pure stavolta ma ormai il "bordello meraviglioso e putrido", il "sovraccarico d'allusioni simboliche" (Aldo Spiniello), ha preso il sopravvento.
Un paio d'emozioni me le ha rubate.