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IL SUO NOME E' TSOTSI regia di Gavin Hood

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Beefheart     7 / 10  17/07/2007 16:23:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per chi l'ha visto, può ricordare "City of God" di Meirelles. Lì eravamo nella periferia fatiscente di Rio de Janeiro, qui siamo in quella di Johannesburg; si cambia città e continente ma non realtà. Infatti questa commedia drammatica si cala totalmente tra le bidonville del quartiere nero della megalopoli sud-africana, facendoci conoscere i suoi abitanti, le sue strade e le sue brutture, figlie della povertà, dell'ignoranza e del degrado. Uno di questi, Tsotsi, sbandato, alla deriva, maledetto dalla nascita, che vive di espedienti ed illegalità, si ritrova a dover accudire un neonato, involontariamente rapito durante il furto dell'auto sulla quale dormiva. La presenza dell'innocente creaturina fa scattare in Tsotsi la scintilla della redenzione e la ricerca di quel senso di umanità sino a quel momento ignorato. Un film di denuncia, tecnicamente e stilisticamente poco afro e molto occidentale, carico di dramma e disperazione. Il soggetto, magari non nuovissimo, è comunque interessante e la sceneggiatura lo sviluppa discretamente bene. Non ci sono particolari forzature ruffiane, ne situazioni inverosimili, tutt'altro. I protagonisti appaiono abbastanza credibili, se non nei personaggi dei genitori del piccolo rapito, a mio avviso, un po troppo calmi e troppo poco angosciati rispetto al contesto. La fotografia è ottima e le ambientazioni tristemente spettacolari. Efficaci anche le musiche, frutto di un rap metropolitano mutuato, anch'esso, dagli americani. Nel complesso non male.