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THE OLD OAK regia di Ken Loach

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Mauro@Lanari     6½ / 10  26/02/2024 03:19:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Se i lavoratori si rendessero conto del potere che hanno, e se avessero la sicurezza necessaria per usarlo, potrebbero cambiare il mondo. Ma non l'abbiamo mai fatto." Ai giovani ecoattivisti di "How to Blow Up a Pipeline" si può facilmente perdonare l'ingenuità, un po' meno a un regista 87enne che vorrebbe rilanciare la socialdemocrazia ripartendo dal comunismo. "Dio è morto, Marx pure, e anch'io non mi sento molto bene": Eugène Ionesco, non Woody Allen. Il ventennale dibattito successivo a "La conditione postmoderne" (Lyotard '79) ha chiarito quanto questa condizione sia grave: la speranza salvifica nel messianismo trascendentale è morta, quella nel progresso tecnoscientifico è morta, quella nel sol dell'avvenire è morta e anche qualcuno di noi non si sente molto bene. Il collettivismo dei kolchoz? Chiedere a Gorbaciov. Quello dei kibbutz? Chiedere ad Hamas. L'ultimo Moretti s'è rifugiato nel "what if movie" d'una realtà controfattuale. Loach si rifugia in un ecumenismo utopico analogo a "Le stagioni del cuore" di Benton ('84). Non voglio infierire.
Mauro@Lanari  15/03/2024 12:55:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Riformulo con maggior esaustività
"Se i lavoratori si rendessero conto del potere che hanno, e se avessero la sicurezza necessaria per usarlo, potrebbero cambiare il mondo. Ma non l'abbiamo mai fatto." Ai giovani ecoattivisti di "How to Blow Up a Pipeline" si può facilmente perdonare l'ingenuità, un po' meno a un regista 87enne che vorrebbe rilanciare la socialdemocrazia ripartendo dal comunismo. "Dio è morto, Marx pure, e anch'io non mi sento molto bene": non Woody Allen ma Eugène Ionesco in un articolo scritto per "Le ****ro" il Natale 1978. L'anno dopo Lyotard pubblica "La conditione postmoderne" e il ventennale dibattito successivo ha chiarito la gravità di questa condizione: la speranza salvifica nel messianismo trascendentale è morta, quella nel progresso tecnoscientifico è morta, quella nel sol dell'avvenire è morta e anche qualcuno di noi non si sente molto bene. Nel 2024 i nuovi epifenomeni del problema sono le culle sempre più vuote, le urne sempre più vuote e i luoghi di culto sempre più vuoti. Tuttavia, oggi vengono discussi non più com'un unico quadro sindromico, bensì come problemi distinti e separati (l'inverno democrafico, la crisi della democrazia, la spiritualità bricolage faidaté, magari con un tutorial o googlando), che per cas'o per sfìga avvengono nello stesso periodo storico e li si agglomera nell'etichetta di permacrisi o caoslandia: dalla padell'alla brace.
PS: il collettivismo dei kolchoz? Chiedere a Gorbaciov. Quello dei kibbutz? Chiedere ad Hamas. L'ultimo Moretti s'è rifugiato nel "what if movie" d'una realtà controfattuale. Loach si rifugia in un ecumenismo utopico analogo a "Le stagioni del cuore" di Benton ('84). Non voglio infierire.
Mauro@Lanari  02/04/2024 13:03:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se dovessi riassumere il transito dalla crisi esistenzialist'a quella postmoderna, suggerirei che l'"Etwas fehlt" di Brecht s'è acuito dalla mancanza di senso (teleologia) alla consapevolezza d'un deficit salvifico (soteriologia).
Mauro@Lanari  02/04/2024 23:54:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"inverno demoGrafico"
Mauro@Lanari  15/03/2024 20:24:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Asteriscato "Le Fìgaro".