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IL CIELO BRUCIA regia di Christian Petzold

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stratoZ     7½ / 10  13/04/2024 17:38:12 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

L'ultimo film di Petzold é una interessante commedia drammatica che funge anche da film di formazione, esatto, formazione sì perché nonostante il protagonista non sia esattamente un dodicenne alle prese con le prime tempeste ormonali, é comunque una persona dai tratti estremamente puerili, con poca esperienza di vita vissuta, che sia la realtà lavorativa, quella sentimentale o un semplice rapporto d'amicizia, e tramite questa storia e i traumi che ne conseguiranno riuscirà, almeno in parte, a cambiare, verso un percorso di maturazione e accettazione.

Il film parla di questi due amici che vanno in una sorta di vacanza lavorativa - per studiare e completare un libro - in una località privata, vicino al mare tra Germania e Polonia, nella quale trovano la casa già occupata da Nadjia, un' affascinante ragazza che fa dei lavori stagionali in zona con la quale dopo qualche contatto sfuggevole riescono a stringere un po' di rapporto. Nel frattempo le campagne attorno stanno subendo devastanti incendi.

Buona parte del film si concentra sull'interazione dei protagonisti sia con Nadjia che con David, un bagnino che lavora nella spiaggia adiacente, se Felix vive la vacanza con una certa spensieratezza e voglia di fare, Leon é totalmente assuefatto dal suo romanzo in fase di scrittura, di cui é estremamente geloso, tanto da sviare spesso il discorso quando provano a parlare e bloccando sul nascere qualsiasi proposta ludica degli amici, assumendo spesso un atteggiamento pseudo nichilista, probabilmente per la sensazione di essere continuamente giudicato e con dei complessi d'inferiorità che ne derivano. Il personaggio di Leon é un osso duro, non in un termine di resilienza quanto in rapporto ai cambiamenti, infatti col passare del minutaggio e lo sviluppo della storia la sua predisposizione non cambierà, anzi arriverà a peggiorare durante la fase finale, prima che alcuni traumi gli diano uno shock tale da farlo cambiare per forza di cose, estremamente esplicativa é tutta la parte riguardante Helmut, il suo editore, trattato anche con una forte gelosia, neanche troppo velata, quando interagisce con gli altri personaggi, specie Nadjia che fa anch'essa studi di letteratura, arrivando ad essere così preso di se stesso da non leggere nemmeno il reparto dove Helmut é ricoverato dopo essersi sentito male.

Nel finale si succede un dramma dopo l'altro, che spezza lo spirito un po' spensierato un po' autoironico che la pellicola aveva assunto fino a quel momento, forse il protagonista, così come lo spettatore, si renderà conto che avrebbe dovuto godersi maggiormente i momenti prima della tragedia, lasciando quell'amaro in bocca tipico della vita non vissuta a pieno e di quell'amore troncato troppo presto.

Petzold é elegantissimo nel dirigere quest' opera dal sapore ironico e malinconico, pregna di nostalgia e trasudante di emozioni contrastanti, lo fa con una regia coincisa che non si perde in fronzoli eccessivi e con una fotografia dalle forti tonalità calde, spesso in contrasto con il blu del mare e anche quello notturno, verso il quale il protagonista si rende conto troppo tardi della sua bellezza.