caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA ZONA D'INTERESSE regia di Jonathan Glazer

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Thorondir     9 / 10  28/02/2024 19:19:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quei primi 3 minuti a schermo nero (ma con sonoro) sembrano fin da subito una dichiarazione d'intenti: l'Olocausto non può essere mostrato senza banalizzarlo (lunga discussione, anche filosofica, esiste sull'argomento). Si può invece mostrare la banalità del male, l'insensibilità della famiglia Hoss nel vivere tranquillamente la propria vita a fianco del più grande laboratorio umano pensato per toglierla, la vita. Glazer gira un intero film rifiutando quasi interamente il primo piano, osservando con campi medi e lunghi le azioni dei personaggi, scrutandoli nella loro vita quotidana senza andare mai oltre quel muro che segna il lager di Auschwitz Birkenau. L'orrore è fuori campo, non mostrato, non mostrabile. Eppure in realtà c'è praticamente sempre, perché si vede, si percepisce, si sente anche al di quà del muro: che sia il vapore del treno in arrivo, il fumo delle ciminiere, gli spari e le grida, l'orrore e là sempre e comunque. Glazer ci invita in modo asettico e programmatico a prestare attenzione a che cosa viene mostrato: si può vedere, se si vuole (e si può soprattutto sentire) purché si presti attenzione. Ecco quindi che il film di Glazer va molto oltre l'Olocausto e diventa film sull'orrore in quanto tale (peraltro lo stesso regista ha detto di non aver voluto girare un film sul passato): siamo noi spettatori che dobbiamo guardare (e vedere), prestare attenzione, andare oltre l'indifferenza. Andare anche oltre la musealizzazione dell'orrore, quasi che anche questa rischi di banalizzare e ingannare. Un film che parla dell'orrore di oggi e di quello di ieri, che invita a riflettere sul male che emana dagli esseri umani, capaci di vite da cartolina (fotografia sempre al naturale) a fianco dell'abominio.

Nel suo essere teorico ma anche sperimentale, nel lavoro sulla significazione che fa sulle immagini e sul suono "The Zone of Interest" segna un punto e a capo del cinema contemporaneo. I grandi film incentrati sui drammi storici non potranno non passare da qui. C'è un prima e un dopo perché "The Zone of Interest" lavora sul linguaggio del cinema e su come lo si può utilizzare per interrogare lo spettatore.