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I DELINQUENTI regia di Rodrigo Moreno

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stratoZ     8½ / 10  25/04/2024 17:16:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Bellissimo, tra i film migliori del 2023 ci metto anche quest'opera di Rodrigo Moreno, un film argentino che regala un'esperienza unica, "Los Delinquentos" nasce come un heist movie, ma matura velocemente e si evolve come un film esistenzialista, dalla messa in scena estremamente evocativa che alla fine fondamentalmente parla dell'uomo e dell'omologazione, della libertà e dei piaceri della vita, dal ritmo dilatatissimo, entrando nei territori dello slow cinema, con diverse contaminazioni noir e una sottile ironia di fondo che pervade la pellicola senza però intaccare la carica drammatico-esistenzialista della stessa.

La storia parla di Moràn, il tesoriere di una banca di Buenos Aires che decide di rapinare la banca e portarsi esattamente la somma di denaro che avrebbe guadagnato fino alla pensione, andando a costituirsi e facendosi circa tre anni e mezzo di carcere per poi godersi la vita col minimo indispensabile senza lavorare, stanco della routine e di un lavoro pieno di pressioni e spesso ripetitivo, avendo a che fare con clienti e beghe di ogni tipo, per fare ciò coinvolgerà il suo collega Romàn, che dovrà tenere il denaro nascosto per lui fino alla sua scarcerazione, prendendone la metà.
Dopo la partenza un po' più thriller, anche se l'autore non si concentra quasi mai sulla suspense, quanto su una stantia quotidianità che ammorba i caratteri, il film con le successive esperienze dei personaggi prende risvolti di stampo esistenzialista, specialmente mettendo in evidenza le contraddizioni della quotidianità e del concetto di libertà dell'uomo moderno, come si vede nel confronto tra la realtà lavorativa in banca e quella del penitenziario in cui viene rinchiuso Moràn, a proposito di questo la forza semantica del film è straordinaria, basti vedere le scelte registiche, come è mostrata la banca stessa con quelle sbarre ingombranti come in prigione, o la genialata di far interpretare allo stesso attore i personaggi sia del direttore della banca sia del boss in prigione che limita la libertà di Moràn, andando avanti il film mostra sempre più elementi legati all'omologazione dell'essere umano, con un linguaggio estremamente all'avanguardia, basti vedere l'uso dei nomi: Romàn, Ramon, Moràn, Morna, Norma, tutti anagrammi che mostrano che per quanto ci possano essere delle varianti, si torna sempre alla convenzionalità, dalla quale difficilmente si può sfuggire.

Tutta la seconda parte con le vite incrociate dei due protagonisti è la sublimazione di questo concetto omologativo, anche andando in un posto selvaggio, lontano dalla metropoli, si innamoreranno della stessa donna, faranno un percorso praticamente uguale, dando l'illusione ai due personaggi di essere liberi e artefici della propria vita ma in realtà rientrando comunque in meccanismi fotocopia, e lo si vede in tutto dalla cliente con la firma uguale, ad una terza all'uso straordinario che Moreno fa degli split screen e delle lunghe dissolvenze incrociate, dilatando enormemente i tempi anche nelle transizioni non soltanto per una questione stilistica ma aggiungendo alla narrazione elementi semantici che sottolineano col linguaggio cinematografico l'incrociarsi delle vite dei personaggi, volenti o nolenti, alla fine di tutto sembra che l'uomo più provi ad emanciparsi e ad uscire dai meccanismi, più ne viene risucchiato, avendo soltanto l'illusione di distinguersi, sarà la catarsi finale con la lettura e il godere di piccoli gesti come mangiare un'arancia al tramonto, che metterà in mostra come, data l'impossibilità di uscire da questi meccanismi, non resta altro che godere dei piccoli gesti e dei momenti del quotidiano, senza la pretesa di questa distinzione che non resta altro che un idealismo.

Non è un film facilissimo, serve armarsi di pazienza, dai ritmi dilatatissimi, ma visivamente incredibile, Moreno regala sequenze splendide, dai colori vividissimi, alternando i momenti in interni - la camera da letto di Romàn, la cella di Moràn, - dal sapore cupo e leggermente claustrofobico, alla bellezza atavica dei paesaggi della Pampa, sempre accompagnando le vicende con una colonna sonora dal sapore folkloristico e ogni tanto con delle striature jazzate.