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COMIZI D'AMORE regia di Pier Paolo Pasolini

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  03/06/2009 11:23:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un documentario semplice, lineare ed efficace, che ha il merito di mettere in luce un’Italia spaccata e parcellizzata, nella sua contrapposizione tra nord, sud e centro; ma che nel contempo mostra il suo denominatore comune nel conformismo e nell’ignoranza diffusi, ad onta del boom economico e del progresso industriale degli anni sessanta e, soprattutto, della suddivisione in ceti. Sfila una serie di volti fortemente caratteristici del luogo di provenienza (molto bello il momento iniziale, in cui Pasolini si rivolge a dei “malandrini” napoletani, traendone l’innocenza della fanciullezza), che si alternano alle interviste agli intellettuali illuminati dell’epoca (Musatti, Moravia e Ungaretti).
Il cuore dell’opera può ravvisarsi nelle parole di Moravia, che enuclea il concetto conformismo, da cui origina lo scandalo:
Pasolini: “Sono reduce da un mondo di scandalizzati. Tu, Moravia, ti scandalizzi o no?”
Moravia: “No, mai, assolutamente mai, l’unica... Insomma, potrei dire che mi scandalizza la stupidità, ma poi non è vero neanche. Io penso che bisogna sempre cercare di capire, che c’è sempre la possibilità concreta di capire le cose, e le cose che si capiscono non scandalizzano. Tutt’al più vanno, vanno riferite ad un giudizio, e il giudizio è legittimo, non lo scandalo”.
Pasolini: “Senti, ma tu riesci ad immaginare, a concepire, a raffigurare dentro di te il fenomeno dello scandalizzarsi?”
Moravia: “La persona che si scandalizza, il personaggio che si scandalizza è il personaggio che vede qualche cosa di diverso da se stesso e al tempo stesso di minaccioso per se stesso; cioè non soltanto è una cosa diversa, ma minaccia la propria persona, sia fisicamente, sia nel senso dell’immagine che questa persona si fa di se stesso. Lo scandalo, in fondo, è una paura di perdere la propria personalità, è una paura primitiva”.
Pasolini: “In conclusione, chi si scandalizza è psicologicamente incerto, cioè praticamente un conformista”.
Moravia: “Effettivamente è vero. La persona che si scandalizza è una persona profondamente incerta”.
Pasolini: “Lo scandalo come elemento dell’istinto di conservazione, dunque. Tu cosa diresti, Moravia, per concludere?”
Moravia: “Ecco, io direi questo, che una credenza che sia stata conquistata con la ragione e con un esatto esame della realtà è abbastanza elastica per non scandalizzarsi mai... Se invece è una credenza ricevuta senza una analisi seria delle ragioni per cui è stata ricevuta, accettata, sì, per tradizione, per pigrizia, per educazione passiva è... un conformismo...”.
Pasolini: “Il conformismo, insomma, come testarda certezza degli incerti”.
Il film si chiude con le immagini di una giovane coppia di sposini e con la voce-off di Pasolini, che commenta questo evento augurando che al diritto di perpetuare una tradizione, quella del matrimonio, si unisca anche la consapevolezza del sentimento che ha condotto al matrimonio stesso (“al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore”).