caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

RADIO AMERICA regia di Robert Altman

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5 / 10  17/07/2006 22:42:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non avrei mai creduto che l'ultimo Atman potesse ottenere un esito tanto plebiscitario (in positivo) da parte della critica.
Forse non è lui che sta invecchiando, ma chi scrive.
Non saprei, potrei individuarne le ragioni, ma forse ho bisogno di un cinema diverso, in grado di guardare al presente con la giusta amarezza ma senza indulgenze passatiste (in questo senso andrebbe rivalutata la produzione discontinua ma coerente dell'ultimo Wenders).
Il punto è che - accidenti - Bobby è la ragione per cui amo andare al cinema.
M'illumino' nella via di Damasco con un film freak, grottesco e irriverente come "anche gli uccelli uccidono", trasfiguro' Marlowe (uno dei miti americani) nel suo splendido "long goodbye", racconto' le convenzionalità di un paese ancorato al rito di se stesso in "Nashwille", citò Bergman per "images" e "tre donne", diede al western un tocco di profano lirismo ("compari"). Ho cercato sempre di non perdere un suo film. Tra i recenti exploit, il Carveriano ed efficacissimo "short cuts", e l'irriverente "Gosford park". L'ho seguìto ovunque, anche a dispetto di una filmografia tanto stakanovista quanto discontinua, ne ho letto i libri, insomma era (ed é ancora) un amico da sempre.
Il punto è che Altman andava controcorrente dimostrando di rispettare la tradizione. Certo, il suo cinema si riconosce ancora, questione di stile e forse non molto di piu'.
Davvero è lecito gridare al capolavoro per "radio America"? I critici hanno voluto vedere quello che non ho visto io, e poi nostalgia, la nostalgia. Un mondo si chiude per sempre e siamo costretti a parteggiare per questi tediosi e terrificanti country-singers (l'unico momento plausibile musicalmente parlando è la presenza da guest-stars di un duo canoro molto in voga nel genere).
Lo dico chiaramente: sono uomo di parte, detesto profondamente il country e l'ascolto prolungato della suddetta musica provoca in me effetti collaterali (nausea, vertigini) piu' o meno simili all'opera omnia del nostro Albano.
E' anche vero che c'è una bella differenza tra Billy Ray Circus e Johnny Cash, tra Nicolette Larson e Kris Kristofferson.
E' emozionante che si ricordi di Johnny Cash, uno che ha abilmente decontestualizzato la tradizione. E' un segno delle cose, i due cowboys che irrompono con una canzoncina maschilista ed esarcibata fanno pensare, come Cash, che esiste una linea sottile tra lo spirito (la fede insita nei testi della musica country) e l'irriverenza dello stato naturale dell'uomo.
Se il film sembrerà impaludarsi in un retrivo rigore conservatore e tradizionalista (roba da rivalutare Jimmy Swaggard e compagnia) per molti tutto cio' è un vanto.
E si riconosce un'opera che ha ben pochi punti di contatto con Nashwille, checchè ne dicano in giro, ma ricorda il manifesto coreografico di "the company" e il corale, lievissimo, emozionante "jimmy Dean, Jimmy Dean".
Una volta chiuso un sipario, si aprono accidentalmente nuove prospettive. Per essere un pretestuoso spaccato d'America di provincia, lascia a desiderare: non è accettabile che la critica abbracci questo finto realismo, che riesca a trovare intrigante questo cerchio che si chiude, monoliticamente, nel segno di una comunità chiusa in se stessa e aperta solo ad esporre ludicamente i loro piccoli marketing

Tra famigliole tutta casa-e-chiesa, e mandriani scoreggioni meno "sospetti" degli spiriti inquieti di "brokeback mountain", nel film veleggia (ed è probabilmente il pregio maggiore del film) un'anelito di morte costante.
E' rappresentato dall'Angelo della Morte, che riveste i panni di una conturbante ragazza.

E' l'eco di un'autore che non ha mai smesso di credere che al rito della festa corrisponda, oltre al senso di perdita, l'ineffabile realtà della separazione. Non citiamo "you don't worry me" dal capolavoro Nashville, ma lo spettacolo ha sempre avuto un rapporto molto particolare con le tenebre, cfr. dall'Aida della maledizione, allo sconvolgente concerto di Altamont con gli Stones.
Se la lesbica Tomlin mostra sempre piu' una preoccupante somiglianza con la nostra Ornella Vanoni, e la Streep è così soave da rilasciare un senso di irritazione per la sua indiscussa professionalità, il film ha in se' tutte le qualità per colpire.

Lo capisco: quel mondo aveva, accidenti, la forza di credere nella vita, a differenza di chi preferirebbe non sentirli cantare...
è un mondo arcaico, che rifiuta il parassitismo sociale, anche se ne è intriso quanto basta (la pubblicità tra uno stacco e l'altro).

"Se nessuno invecchia o muore si fa avanti"

Curioso, questo amnetico fatalismo. E se nulla davvero fosse cambiato? Se dovessimo svegliarci colpiti dall'ingerenza di questa ennesima, spietata e falsa modernità?

"restare ai margini della folla, questo è il mio motto" (cfr. dal film)

E' l'isola felice, l'approdo rassicurante, il fantasma (reale) di un'impossibile alleanza con il passato.

Come credo di aver visto, comprendo tutte le ragioni per cui questo film ha avuto un clamoroso successo di critica: ma da vecchio fan so anche che per le stesse ragioni che inducono molti all'entusiasmo mi rfiutero' di appoggiarlo.
Non mi basta respirare genuinamente questo microcosmo (musicalmente, ripeto, indigesto) per trovare sollievo a un mondo (non solo America) che non trova piu' il suo squisito provincialismo

Vedi recensione
Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  18/07/2006 12:36:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho letto attentamente il tuo scritto e mi sento arricchito dalle numerose e ben esposte problematiche. Complimenti.
Non ho per il momento idee rilancianti sulle tue problematiche ma esse ti assicuro che scavano e agiscono nel mio pensiero. A presto.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  18/07/2006 13:43:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eh è stata dura, io sono un Altmaniano convinto da sempre... un cinema chiuso in se stesso non è il massimo per me, purtroppo
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  19/07/2006 12:20:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Comunque chiedo scusa, non intendevo dire che TUTTO il country mi fa venire la nausea, ci mancherebbe.... anzi vorrei consigliare oltre agli Smog di Callahan, un'ottimo duo canoro, si chiamano Handsome Family e credo siano marito e moglie. E' un country mai melenso, certo molto tradizionale, con una sorta di approccio serafico quasi ambient: sono assolutamente deliziosi, e non fanno venire il latte alle ginocchia. Consiglio per gli acquisti, anche l'ultimo album è mooolto bello.