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INSIDE MAN regia di Spike Lee

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  16/07/2006 21:33:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Spiace vedere che non tutti abbiano colto la profonda modernità di questo fil.
Attraverso una sorta di sconcertante attualità, Spike Lee costruisce il suo capolavoro. Applica pertanto la regola basilare, inglobando il mondo nella stessa sfuggente apparenza.
Vittime e carnefici (apparenti) hanno soltanto una diversa ottica di potere e ruoli.
Spike Lee svilisce la pubblica normalità, senza per questo apparire tendenzioso e ricattatorio. "Inside man" non è il Munich di Spielberg che pretende (certo lo fa benissimo ma...) di categorizzare attraverso una griffe la nobile "nuova coscienza ideologica" del cinema del nuovo millennio,. Si tirano in ballo i "soliti" russi, gli albanesi, l'ostaggio arabo perquisito e malmenato dalla polizia. Ma alla fine comunichiamo tutti dallo stesso inferno. Liberandosi dai clichè o facendoli nostri conosciamo la nostra pochezza, se dichiarassimo la nostra incondizionata resa.
Un film, questo, quasi Nietschiano nell'impronta che recano i due personaggi Errore, costoro mettono alla berlina le nostre insicurezze. Nella stessa banca dove un affarista senza scrupoli che sembra uscito dal girone dantesco della "famiglia winshaw" dell'inglese Coe, i meno immuni sono quegli altri, piccoli cittadini della middle class disturbati dalla propria convenzionale forma di "disonore". Piccoli ladri contravventori di strada pure bambini capaci di "giocare al crimine" attraverso inquietanti videogiochi.
Dalton Russell (per inciso, un'immenso Clive Owen) con la sua faccia qualunque esprime tangibilmente la conversione di questa rissa fluviale allo status di dipendenti (ostaggi) - li divide - li umilia - li seleziona - li ispeziona - li spoglia come, appunto, un nazista davanti allo shioah nei campi di sterminio
Che poi l'effetto da strage annunciata catturi è indiscusso, la mdp che esplora i volti in preda al terrore, i volti dilaniati dalla fatica e dalla disperazione. Tutto vero, tutto falso: come una lurida fiction.
L'"ostaggio" piu' grande è la paura di una falsa sicurezza, di un'esistenza che è fragilmente sottomessa all'"evento", quasi pronta inconsciamente al sacrificio: consapevolezza di un dramma che si sta consumando (oppure no) o sorta di azione preventiva?
Ovviamente è un film anche divertente: "ridono" di noi ed è questo l'effetto più terribile
Invia una mail all'autore del commento anthonyf  18/06/2011 18:22:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma vaffan****....!
Non tutti hanno apprezzato la modernità di questo film? Fai tanto il filosofo illuminista con frasi colte, dal lessico antico e ricercato, e dai 9 ad una cacata di Spike Lee che meriterebbe appena la sufficienza? Dai, invece, 5 a "Il Miglio Verde", stupendo, e 5 1/2 a "La Leggenda del Pianista sull'Oceano"?
Per non parlare poi di "Mission" di Joffè: "C'è così tanta retorica da sfiancare un elefante" o qualcosa del genere.
Ma piantala!
Invia una mail all'autore del commento Caio  29/11/2006 02:18:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anche a me è piaciuto davvero tanto. Leggi il mio commento se ti va. ciao ciao
amoreblu  29/12/2007 16:39:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
complimenti, è esattamente ciò che penso di questo film.
tu l'hai espresso con parole migliori:)
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  29/12/2007 23:53:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie che bel nickname