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LA BOTTEGA CHE VENDEVA LA MORTE regia di Kevin Connor

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JOKER1926     4 / 10  02/05/2008 14:01:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"La bottega che vendeva la morte" è un film poco famoso e, nel suo piccolo, è terribilmente sopravvalutato...
Trama semplice con un vecchietto "fregato" dai suoi "clienti"…
Tutti questi "graziosi" "clienti" sono "pronti" ad entrare in scena, sono pronti a "rubare", ad aggirare il "povero" anziano… (alcune scene nella bottega sono accettabili, si tratta di "pillole" di banalità e di stramberia! Sono divertenti!)
Film diviso in quattro episodi, la tensione scarseggia e, l'unico pregio della pellicola (piccolo pregio) è la buona colonna sonora iniziale...
Episodio n° 1:
E' certamente molto scadente come gli altri che seguiranno e, il nostro protagonista sarà costretto ad uccidere persone per il suo "padrone", (il protagonista si arrende già dal primo momento, non fa "resistenza" e si concede facilmente al "signore" che gli fa' proposte sinistre, il "signore" ordina lui di "macellare" le persone che gli fanno visita…) effetti speciali che autodistruggono questo film in modo mostruoso, ci si mette anche il regista che seleziona personaggi banali (l'uomo dietro lo specchio è troppo grottesco!)...
In linea di massima c'è pochissima tensione e, l'episodio è molto lento e prevedibile...
Voto: 4

Episodio n° 2: Sul piano dei dialoghi è certamente impeccabile (relativamente parlando...), il tema è sempre quello di "fregare" il "nostro" buon vecchio.
La dinamica dell'episodio è scadente e, poco entusiasmante, il finale è immensamente ridicolo e banale...
Voto: 4

Episodio n° 3: Dopo due episodi molto scadenti Kevin Connor completa l'opera e confeziona un banalissimo episodio con protagonista una vecchietta nelle vesti di una veggente...
Il risultato sarà scadente, gli effetti speciali completano in perfetto modo il disastro cinematografico...

Voto: 2

Episodio N° 4: l'unica persona che non ha "fregato" il vecchietto si salverà, l'unico onesto troverà salvezza (dopo che anche lui ha rischiato di morire si intende!)...
Le ambientazioni di questo ultimo (finalmente) episodio de "La bottega che vendeva la morte" sono discrete, buona trovata di "aprire" una nuova dimensione (in questo caso una dimensione "arcaica", remota...) in un semplice salottino grazie ad una porta...
Ma, in linea di massima i risultati sono sempre andanti e, la tensione (punto principale dei film horror) manca!
D'altro canto è difficile creare molta tensione (in ciò in Italia e nel mondo discreti risultati gli ha ottenuti solo il "buon" Dario Argento)...
Voto: 4.5
Tirando le somme possiamo dire che "La bottega che vendeva la morte" è un flop immenso ed è portato a livelli "mostruosi" (relativamente parlando, in Italia questo film è sconosciuto...) dalle poche (e uniche) persone che hanno visto questo "monumento" dell'orrore pensando che la pellicola nel 1973 fosse il top assoluto, inimitabile e, irraggiungibile; in pochi anni un regista italiano manderà alle ortiche tutte queste opinioni, concezioni "estremistiche" e, molto superficiali...
Anche con pochi soldi si può produrre un buon film, bastano le idee, la famosa vena "artistica" (e non è facile!)...
Quindi questo film britannico è da censura... (per non parlare dell'ultima scena del film, in essa si toccano i livelli più bassi del cinema mondiale…)
Flop totale anche (anzi, soprattutto) per la fotografia e effetti speciali…

Non trovo particolari pregi, posso trovare ed analizzare solo un mare di raccapriccianti difetti che, non sono "giustificabili" visto che riguardano tutti la dinamica e la "tecnica" cinematografica del film che è prodotto in un epoca recente (in grosso modo), e, quest'epoca gode di tutte le varie tecniche e maledettissimi "macchinari" cinematografici!
FIlm molto povero e scadente, (i film "vecchi" purtroppo, con la nuova "mentalità" vengono sopravvalutati a prescindere...) ripeto, si salva solo la colonna sonora (ma scherziamo!?!? in quasi due ore ho trovato solo questo punto di "forza" in questa pellicola..?), gli attori sono discreti ma essi recitano su un palco di plastica (palco poco idoneo... Questa è una metafora...)