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L'ULTIMA TEMPESTA regia di Peter Greenaway

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atticus     5½ / 10  26/09/2011 19:37:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Elemento spartiacque tra l'acclamazione e le perplessità nella carriera di Greenaway, "L'ultima tempesta" è una visionaria e rivoluzionaria rilettura della Tempesta di William Shakespeare, sonoramente ignorata a Venezia '91.
La storia del duca di Milano, Prospero, che dopo anni di esilio su un'isola ha l'occasione di vendicarsi dei suoi nemici per mezzo delle sue virtù magiche e grazie ai libri donatigli dall'amico Gonzalo, diventa tra le mani del cineasta inglese non tanto la glorificazione massima di uno dei più grandi attori teatrali del Novecento, sir John Gielgud, quanto la più estrema e sovraccarica visualizzazione della pagina shakespeariana (il regista era reduce da una fallimentare e rischiosissima riduzione dell'Inferno dantesco su video); nell'evocare la tempesta provocata da Prospero, Greenaway si serve di tutta la tecnologia disponibile per ricreare un cinema che sembra più la tela di un pittore, riducendo la narrazione ad una sorta di oscuro monologo in funzione di un apparato visivo a dir poco vertiginoso.
Ed è così che vediamo scorrere ininterrottamente sullo schermo straripanti sovrimpressioni d'immagini, balletti e tableaux vivants, calchi calligrafici e giochi digitali di picture in picture, effetti luminosi ed estetismi pittorici da far impallidire anche l'intellettuale più borioso.
Alla fine, le riflessioni che vuole sollevare sono le consuete, l'ansia di conoscenza (che si concretizza nei 24 libri del sapere di Prospero), l'angoscia sull'origine e la fine del mondo, l'attesa inesorabile della morte, ma forse questa "grande abbuffata" d'arte e di estetica rischia di apparire fin troppo ridondante e sovraffollata per avvicinarsi, sia pur minimamente, ad un'autentica emozione da parte dello spettatore.
Detto molto francamente, potrà anche essere arte ma è quasi inguardabile.