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SOTTO LA SABBIA regia di François Ozon

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  09/01/2007 00:01:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vidi "sotto la sabbia" circa 6 anni or sono, e non potei fare a meno di pensare al pluripremiato "stanza del figlio" di Moretti.
Ci sono molti modi di raccontare una "perdita" e Ozon sceglie la via piu' difficile ma anche quella piu' affascinante: la repressione mentale, il rifiuto psicologico.
Non credo che abbia pensato a Moretti, forse il referente è invero "l'avventura" di Antonioni, avverso e successivamente (forse) riabilitato dai francesi.
Ma se Moretti si affida all'accettazione laica del dolore (con le sue conseguenze di annientamento) la Marie del film racconta la paura di affrontare i processi di abbandono, fungendo in questo da autentica anarchia che lo spettatore piu' spiazziato troverà come una "semplice e comprensibile" avventura nella follia irrazionale.
Quindi, questo film intensissimo a dispetto della media vergognosamente bassa di questo sito (non sono gli spettatori a sbagliare nella valutazione, dico solo che non dovrebbero proprio vedere certi film) parla di questo: della protezione dalla verità, dal dolore doveroso e necessario, dalla convenzionalità di un processo di continuità (marie trova un uomo ma forse non lo ama, eppure potrebbe rifarsi una nuova vita).
Essenziale, rigoroso, scarno, il cinema di Ozon ricorre a un cinema sempre piu' raro e prezioso (come quello dei Dardenne prima maniera) o prendendo spunti da autori che forse rinnegherà in seguìto (malle su tutti).
Nella decomposizione soggettiva il film gioca le sue carte migliori, premendo sulla sensibilità degli spettatori: assenza silenzio vuoto come frutto di nevrosi che altri non possono o vogliono comprendere.

E' o non e' la metafora di un vuoto rispetto all'incoerenza dell'adulterio perpetuato da Marie ai danni di una presenza "astratta"?
Poche, amarissime parole, verità che non possono essere rimosse (cfr. l'incontro con la suocera) le ultime che vorrebbe sentire ("penso si sia suicidato" rivela all'anziana madre di lui, tradita dal peso di un rimorso, o del fallimento come moglie).

Una donna che non trova altro che il passato su cui aggrapparsi per costruire il suo oscuro "presente".

Questo il senso del film e del titolo, ben diverso dall'universo Morettiano e del suo premiatissimo film.

Solo una grandissima attrice come la Rampling - ancora bellissima con tutte le sue rughe - poteva rivelare il dolore di una perdita affettiva.

Poco dell'Ozon successivo mi ha emozionato come in quest'occasione_ troppo snobistico e pretenzioso per i miei gusti.

Ma "sotto la sabbia" resta un piccolo miracolo che non lascia indifferenti, al di là degli ottusi parametri delle valutazioni prima delle mie