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LA 25a ORA regia di Spike Lee

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tshiamo     8½ / 10  02/06/2006 13:38:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ok, la mia 25° ora è questa, quella del cittadino americano nell’ora dopo l’11 settembre, la venticinquesima.

E solo di questo parla questa storia, come dimostrano i lunghissimi titoli di apertura con differenti punti di vista sui due fasci di luci che han rimpiazzato le torri gemelle.

Monty spacciava già al liceo, suo padre taceva perchè i soldi gli tornavano utili x pagare il pizzo. Sarà proprio il padre a suggerirgli la possibilità di evitare il carcere, di fugare le sue responsabilità ricreandosi un’altra vita. Il padre – nella mia avventurosa lettura – corrisponde allo spirito americano capitalista ke se ne sbatte di onu e tribunali internazionali e prosegue nella sua allegra condotta con qualche lacrima da coccodrillo nei momenti giusti. In mezzo monty, che deve capire cosa fare, cosa vuole essere: è colpa di tutti gli altri (dai negri ai brokers, da cristo ai suoi amici) o è colpa sua? Chi è che deve mandare in gulo dentro di sé, davanti allo specchio? Il mondo lo guarda e gli chiede chi è (la sua natura, il suo nome) mentre lui si allontana in macchina col padre.

I suoi amici sono altri ritratti yankee: Slaughtery, quello che non dice le cose in faccia né a monty né a nat (solo al debole Jacob), che avvalla il sistema perché gli torna comodo, tanto lui è nel 99° percentile e vincerà, sopravviverà colla sua cinica astuzia, rimarrebbe nel suo palazzo a fianco di ground zero pure se osama gli tirasse giù anche l’edificio accanto (alla fine è distrutto per avere picchiato l’amico o per non averlo fatto quando avrebbe dovuto?); e Jacob, dalla mente semplice, con occhiali e berretto degli yankees, incredulo e benpensante (il professore che si fa l’alunna, il prete che si fa il chierichetto, i peggiori? Le vere vittime?). a lui andrà doyle, la distorsione della legge di murphy, l’unica cosa buona che monty sostiene di aver fatto in vita sua.

E quando (nella prospettiva ipotizzata dal padre) monty un giorno raccoglierà la sua famiglia e le racconterà come davvero è andata, loro dovranno sentirsi fortunati ad essere vivi. Non un’ombra di pentimento, di scuse. Ma sentirsi fortunati perché “tutto questo c’è mancato poco che non succedesse mai.” Tutto quello: le loro agiate vite, possibili grazie ad una mancata presa di responsabilità, ad una presa di coscienza intellettualmente onesta di cosa sarebbe giusto. Una mancata comprensione del perché monty abbia passato quelle 24 ore, del perché new york, gli states siano stati attaccati. Se monty dicesse al padre di tirare dritto, di non fermarsi al penitenziario, sarebbe quell’arresto a non essere successo mai.

Quell’attacco alle torri gemelle.

Chissà se spike lee intende questo. O se lo intendo io.
InSaNITy  19/11/2007 16:30:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...molto interessante e condivisibilole. Bravissimo..
InSaNITy  19/11/2007 16:30:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
volevo dire "condivisibile" :(
frine  21/07/2006 00:43:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho trovato la tua lettura molto interessante, anche se forse un po' impietosa. Se c'è una cosa che non manca agli Americani è il senso di responsabilità. Questo emerge anche dal film. Si può provare compassione, forse simpatia per il protagonista, ma le sue colpe sono evidenti, e lui lo sa.
Sotto accusa, piuttosto, è il 'rampantismo' dei giovani americani, la smania di 'arrivare' a tutti i costi. In questo senso, Monty e Francis sono molto simili, anche se Francis è riuscito a mantenersi nei limiti del lecito. Diverso Jacob, che partendo da origini aristocratiche si è ridotto ad essere un povero professore invaghito di una studentessa ambigua e perfino squallida. Per gli altri, quelli carini e furbi, il premio è la magnifica Naturelle, sorta di Elena di T.roia dei nostri giorni (non lo dico per caso).
Forse, i nostri eroi possono essere accusati di mancanza di coraggio (il che li qualifica d'ufficio come anti-eroi). Ma il vero 'cattivo' chi è?

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