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LA 25a ORA regia di Spike Lee

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frine     9 / 10  20/07/2006 02:24:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Finito! In realtà, questa era per me la terza visione;-)
Un giovane professore newyorchese, di origine ebraica, scopre di possedere talento letterario. Non sto parlando di Jacob, il personaggio interpretato con sensibilità e intelligenza da Philip Seymour Hoffman. Parlo dell'autore del romanzo e della sceneggiatura, David Benioff.
David, 34 anni, belloccio, figlio di un attore, assomiglia forse di più ad un altro dei personaggi del libro (e del film), il rampante e narcisista Francis. Ma è normale che uno scittore si identifichi con tutti i suoi caratteri, o quasi.
E probabilmente c'è qualcosa in comune anche fra lo scrittore e il protagonista, Monty Brogan, ambizioso figlio di un onesto barista irlandese. Il problema è che Monty, per conquistare ricchezza e benessere, e anche per gratificare la bellissima fidanzata, ha scelto la via del crimine. Dietro la sua faccia innocente da ragazzo beneducato si cela uno spacciatore di droga, che, smascherato e condannato, dovrà scontare una durissima pena, senza certezza di uscire vivo e indenne dal carcere.
Così Monty trascorre le ultime ore di libertà bevendosi avidamente la compagnia del padre, degli amici e della ragazza. Si comporta come un condannato a morte, concentrando in quelle poche ore rimaste la sua dolorosa ansia di vita, di piacere, ma anche di conoscenza e verifica. Saprà che gli amici gli vogliono bene (anche se, comprensibilmente, lo disapprovano per la sua condotta), che la ragazza gli è stata fedele e che il padre lo adora. Le ore si snodano, implacabili, fra locali eleganti e alla moda, in cui fra l'altro Monty ha l'opportunità di introdurre anche l'equivoca studentessa amata da Jacob. Momenti irripetibili, sospesi tra una contemplazione quasi delirante della bellezza della vita e la consapevolezza della tragedia imminente.
Tutto questo sullo sfondo di una New York lacerata dalla strage del' 11 settembre, e tuttavia decisa a continuare a vivere, sia pure in un'atmosfera di precarietà che in fondo riflette la situazione di Monty.
Molti e complessi i temi trattati. Memorabile il monologo "Fuck you", in cui il protagonista se la prende con tutti, con adorabile scorrettezza politica.
Il tutto è girato da Spike Lee con mano leggera e felina, e con l'aiuto di una magistrale fotografia che interpreta, attraverso varie gradazioni di colore e di intensità, i diversi momenti della vicenda. Né il regista si dimentica del dolore delle vittime, evanescenti ed ectoplasmiche figure di tossici sulla cui sofferenza Monty ha speculato, meritando così la condanna. Essi appaiono nei momenti meno prevedibili, perfino nella scena del primo incontro fra Monty e la deliziosa, giovanissima Naturelle. Un avvertimento, implacabile, su quello che accadrà.
Ci sarà una 'venticinquesima ora'?