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L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO (1934) regia di Alfred Hitchcock

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Godbluff2     7 / 10  26/04/2022 16:54:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film a basso costo e girato con mezzi ridotti, uno dei tanti film di genere prodotti in serie dall'industria cinematografica mondiale, veri e propri "B-Movie"... Solo che ogni tanto a dirigerli ci si metteva un genio. Hitchcock è stato un genio tra i più grandi dietro la macchina da presa e dunque uno di quelli che ha reso il cinema di genere cinema d'autore e dimostrato che il cinema d'autore potesse essere tranquillamente anche cinema di genere (per quanto ci abbiano messo un po' a capirlo e solo con la spinta delle nuove generazioni, francesi soprattutto, degli anni '50). La firma hitcockiana d'autore nel genere spy-thriller è evidente e quasi ossessiva già in moltissimi dei suoi film del periodo inglese, dove il regista manovrava sceneggiature altrui dando a queste storie un'impronta tra le più originali e immediatamente riconoscibili nel genere e nel cinema in generale, determinando idee e soluzioni narrative, tecniche, visive che diventeranno lo standard del thriller e delle spy-story negli anni a venire.
Questo film è di fatto la sua prima vera spy-story e contiene tutti i semi del cinema di Hitchcock.
Nella prima versione di "The Man Who Knew Too Much" comprensibilmente più acerba (per un regista che si è costantemente evoluto e migliorato negli anni) e meno raffinata (per una maggior penuria di mezzi) c'è già molto dell'Hitchcock classico del filone "spy-intrigo": c'è la casualità, il destino beffardo che immette dei personaggi ignari in situazioni estremamente pericolose e più grandi di loro; c'è l'immancabile dose di humor britannico; c'è un cattivo spietato e raggelante, qui magistralmente interpretato dalla maschera perfetta di Peter Lorre; c'è un'abile gestione dei meccanismi narrativi della suspence e della tensione, che affinerà ulteriormente con il tempo e che resterà una delle specialità della casa; c'è naturalmente quell'occhio capace di regalare sequenze memorabili, per la scelta delle inquadrature, il montaggio, l'uso degli spazi e dei volti, l'inventiva a livello visivo oltre che narrativo (sebbene qui non sia certo espressa al suo massimo); c'è quella complice richiesta allo spettatore di alzare il livello della propria sospensione dell'incredulità di fronte a forzature narrative di base e a situazioni che non si reggono esattamente su di una solida e realistica credibilità, ma sono inserite in sceneggiature che, una volta preso atto di una scarsa ricerca di situazioni e reazioni estremamente realistiche e credibili, restano sempre coerenti con se stesse e dunque solide.
Ci sono sequenze che mescolano mirabilmente il thrilling allo humor (la rissa in chiesa a colpi di sedie, un vero gioiello, e quella celebre nello studio dentistico) altre genuinamente divertenti (nella prima parte del film, la parte al ristorante e le interazioni tra i due coniugi protagonisti) altre che mostrano la superba capacità di costruzione della suspence del nostro panzerotto inglese preferito, come la sequenza finale all'opera, ovviamente, dove è già presente l'idea di usare il suono come meccanismo "detonante" dell'atto anche se musica e sonoro avranno poi nel remake un ruolo molto più evidente, centrale e determinante anche nella costruzione di quella sequenza.
Il "The Man Who Knew Too Much" inglese soffre casomai degli anni che si porta dietro (problema suo, non del numero di anni in se, non è uno dei vecchi film meglio invecchiati, ecco) e di alcune, forse troppe, ingenuità narrative, interpretative e anche estetiche e grammaticali, che ad oggi rendono altalenanti anche sequenze importanti, come quella della sparatoria sul finale; nelle inquadrature, nel montaggio, nel ritmo, negli attori, a volte si trovano momenti poco riusciti, dando l'impressione di stacchi e passaggi poco fluidi, e la caratterizzazione dei personaggi ad oggi non sembra esattamente il massimo (anche se il personaggio della madre-cecchino è interessante, peccato che inquadrature e montaggio lascino fin troppo seccamente alla sola immaginazione dello spettatore l'accaduto, pur di ovvia intuizione com'è. Non mi è parsa una bella resa).
Al di là di qualche difetto che si porta dietro, frutto di ingenuità tecniche-produttive dell'epoca e di mezzi economici non certo paragonabili a, chessò, i film di punta prodotti ad Hollywood (tra l'altro il 1934 era un anno ancora piuttosto vicino al passaggio muto-sonoro e solo da pochissimi anni il cinema stava superando l'imbarazzo dei primi film sonori, a cavallo tra fine anni '20 e primissimi '30, abbastanza disastrosi anche tecnicamente e stilisticamente per vari motivi) questo film ha anche tante cose molto belline, è assolutamente godibile ed è splendido recuperarlo perché titolo seminale nella produzione di Hitchcock, utile per notare come fossero già presenti molte delle sue tematiche o dei suoi "topos" registici che andrà poi ad affinare film dopo film, decennio dopo decennio fino alle vette più alte raggiunte tra la seconda metà degli anni '50 e il 1963.