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LA CITTA' DI DIO regia di Katia Lund, Fernando Meirelles

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  18/03/2005 22:16:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
1 STRUTTURA - Obiettivamente, per quanto temporaneità e script siano diverse, le similitudini col film di Scorsese non mancano di sicuro Ma se Scorsese mirava in "gangst of New York" a raccontare la degenerazione di un Paese atto a un'imminente mutazione sociale e demografica, in Cidade de Deus (che è alneno a livello di scelta di attori e tematiche affrontate, il "Mery per sempre" brasiliano) c'è tutta l'ascesa di una Contemporaneità che ha causato solo conflitti Una specie di nouvelle vague latina ben diversa dai compitini calligrafici di Central do brasil et similia. Meirelles ha realizzato un'opera di una vitalità sconvolgente, durissima ma realista fino a sembrare cinica, mai faziosa ma da accogliere con pregiudizio e reticenza dal punto di vista morale La splendida fotografia di Cesar Cialone l'impronta sitlistica del film portano a un'immersione quasi "saudade" che contrasta efficacemente con l'estrema violenza delle favelas in quel mondo dove tutto è possibile, tranne la speranza Del resto i temi (fratellanza-fedeltà-branco-tradimento-rispetto-ordine) sono gli stessi della controversa epopea di Scorsese sulle origini dell'America moderna... con le gang a difendere il proprio terreno - vita e morte - e forze dell'ordine screditate dalla corruzione e dall'orgia di potere (come direbbe Gavras)
2 - CORPI E SPARI - Un cinema di corpi, nudi e bellissimi immolati dalle ferite, da una morte tanto nichilista da non offrire alcun spazio per la pietà Una nudità ostentata come il sangue che scorre, vivivo, che non ha alcun senso nemmeno l'arbitrario cinismo di Schroder ("la vergine dei sicari", altra realtà sinistra) e quindi Meirelles non evita qualche compiacimento di troppo, nell'inesistenza pietistica di questa fauna che muore cronologicamente a meno di vent'anni. Siamo al paradosso dell'uguaglianza fatale, non importa chi come a che età Corpi, forme di lotta e forme fisiche, ma anche RUMORI raffiche di mitra tanto care all'egemonia del gangster-movie o al gangsta-rap creando - guardacaso - una sorta di insolito tardivo BLAXPOITATION d'importazione Curioso pero' che il film si appropri con uno stile iconoclasta e marcatissimo che sembra citare il Godard prima maniera, o i videomakers indie degli anni sessanta, i western persino Spike Lee proprio della cultura Blaxpoitation creando squarci di identità razziali ben precise come nell'allucinata, splendida sequenza di un rave-party dedicata a uno dei protagonisti, in una festa d'addio tristemente alusiva e profetica!
3 CELEBRAZIONE DEL CRIMINE O RAPPRESENTAZIONE DI UNA JUGLE LAW? -
al primo impatto CITY OF GOD passa per cio' che non è nè vorrebbe essere, la celebrazione del crimine con la mitologia del FORTE che prevarica sul debole, lo slang dei "mestieri" per entrare nelle gang, tutto appartiene a un'estetica nevrotica e ossessione, quasi da fumetto pulp, che avvicina meninos de rua e vagabondaggio alla deriva mitizzata delle "scuole" del Bronx e di Harlem e della drug culture afroamericana In realtà c'è un solare contrasto con la faida truculenta delle favelas, che quasi mira a sopraffare l'inferno che regna incontrastato. Ripeto: la fortissima vitalità del film esprime quel linguaggio corporeo e mentale del bisogno di rivincita, di lotta, di ribellione, ma anche - per quanto strano sia - di un'enorme, commovente febbre di vivere. Tra l'amore disperato dei due amanti e l'ultima fuga à la Bonny & Clyde e la purezza/pacatezza quasi immateriale dello sfortunato junkie in cerca di futuro, o la passione fotografica del protagonista imbelle ma miracolosamente mai guastato dal piccolo mondo circostante, quello di Meirelles è uno squilibrio tecnico mirabile, opposto quasi al suo rigore realistico, frastornante nell'uso dello split-screen: ma è un meccanismo che per quanto soffochi la nostra impazienza, deviando da ogni plausibile metafora partigiana è indirettamente proporzionale alla forza (e che forza) delle immagini Meirelles ha intuito un solo fattore fondamentale: l'abuso del Male nell'immagine non solo ci priva della necessaria obiettività, ma rimuove precocemente lo stesso concetto di Pietas e indignazione che un soggetto simile avrebbe potuto avere
4 - VERITA' - UNA PARTE TRA LE ALTRE - ... del resto è alla base della stessa avventura del protagonista come reporter: che la verità è una sola. Il resto è celato. Apoteosi inquietante ma bellissima della neutralità del pensiero e dell'indignazione di massa, col coraggio di neutralizzare (appunto) un'accusa che non semina alcunchè, nella realtà
5 - dizionario della CIDADE DE DEUS
B BLAXPOITATION
C CINISMO COLTELLI CORPI CRIMINE
D DIDASCALIE
F FERITE FOOTBALL FUCILI
G GANGST OF NEW YORK
H HIP HOP HOLLYWOOD
M MEDIAZIONE MORALITA' MORRISSEY (paul, "Trash", 1968) MORTE
N NUDITA'
O OBSESSION ODIO OFF ONORE
P PALLOTTOLE PULP
R RAVE RAZZA REPORTAGE
S SANGRE SPLIT-SCREEN SPARI
T TAGLI
V VIOLENZA VITA
W I GUERRIERI DELLA NOTTE
Z ZE' PEQUENO
maremare  19/03/2005 00:33:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
kavolo kow! ma che te sei impazzito? aspè che la leggo e poi ti dico che ne penso
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  26/04/2005 00:41:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eh mi sono lasciato trascinare... la legge della strada sai
Jimi  20/09/2005 22:12:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non male kowa, non male...
Invia una mail all'autore del commento paul  26/03/2005 16:37:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bellissimo commento ma...c'hai mica un'aspirina?
Krypto_06  25/05/2005 14:20:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
stupendo appena ho visto quanto avevi scritto ho pensato: questo sta di fuori come una scimmia poi mi sono ingrioopato a leggere e ti devo dire COMPLIMENTI er questo super commento hai un futuro ola