Totius 7½ / 10 26/05/2007 11:52:38 » Rispondi Del film si è abbondantemente parlato. E i giudizi che hanno preceduto il mio hanno detto molto riguardo al soggetto, che affronta una durissima realtà: quella della criminalità nelle favelas brasiliane. Allora preferisco non dilungarmi su quello che mi è piaciuto, ma sul perchè non ho dato 8 a questo gran bel film. Difetti lievissimi che non scalfiscono però (ci tengo a precisarlo) la bravura dei registi nè quella dello scrittore Paulo Lins. Sinceramente si poteva anche decidere di mettere qualche morto in meno; roba da poco, giusto per non dare quell'impronta un pò "pulp" a certe scene. E poi, personalmente avrei approfondito un tantinello il discorso religioso, dato che in Brasile più che in ogni altra parte del mondo esiste questo connubio tra sacro e profano che poi si palesa nella diade criminalità e fede. Detto ciò mi concedo le trasposizioni di due concetti del film al mondo occidentale. La prima è appunto questa investitura divina che i criminali (come Ze Pequeno nel film), ricevono da questi santoni profano-religiosi. E questo ci fa pensare alle sacre famiglie di mafia, dove si giura fedeltà alla "famiglia" sul nome dei santi e di cristo. Il secondo concetto riguarda invece l'intera ossatura del film. Il suo "muro portante" : zone di periferia in mano a cosche (rivali) di criminali che uccidono e saccheggiano, dividendosi il controllo della città in nome del potere. Zone franche dove la polizia ormai non mette neppure piede. Beh, allora arrivo a dire: dov'è la differenza con alcune zone del napoletano dove c'e' in media un morto al giorno, e le braccia della giustizia sembrano non arrivare affatto? Ognuno ha le sue favelas allora. E non è solo un discorso di povertà visto che l'Italia non è certo un "paese povero".