kowalsky 9 / 10 13/08/2006 15:32:59 » Rispondi Beh, io l'ho amato alla follia, questo film. Un Altman corale che si rifà volutamente a modelli espliciti (o no?) come Renoir ("la regola del gioco") e Bunuel ("L'angelo sterminatore" cfr. il rito che deve essere consumato sempre e comunque), capace come solo lui sa fare di iniettare una dose alta di cinismo, di perfidia, di corrosiva crudeltà. Davanti al "rito" la collettività, la famiglia e gli amici di casa offrono la loro maschera, cancellando i vizi degeneri, le droghe, gli abusi, le personali (celate) forme di ninfomania (un'esilarante Mia Farrow) e abusi sessuali, di corruzione. Per Altman tutto questo "gioco di finzione" viene smascherato davanti all'arbitraria funzione di codesti personaggi, ridotti ad essere quello che non sono, fino a dimostrarsi "ospiti sgraditi" (il parente Gassman in odor di mafia per esempio). Altman celebra "la vita" ma in realtà è solo il caustico trionfo della morte per dirla alla Bruegel, quella che avanza: è emblematica nelle nozze delle coppia, davanti ai fantasmi risorti per celebrare la festa, con tutto il suo meccanismo di insanabile e ipocrita allegria. Piu' della morte vera, che appartiene a un'intensa Lilliam Gish, vecchia icona griffithiana, ultraottantenne capace di donare alla vicenda il senso profano del "simbolo"
france 07/12/2007 23:54:43 » Rispondi ho diffidato molto prima di vederlo, come fa ad avere solo due commenti???