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JUHA regia di Aki Kaurismaki

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kafka62     7½ / 10  06/04/2018 18:47:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Juha" è stato presentato come l'ultimo film muto del XX secolo, ma, nonostante sia stato realizzato, per così dire, fuori tempo massimo, la cosa non deve sorprendere perché già ne "La fiammiferaia" e in "Nuvole in viaggio" Kaurismaki aveva ridotto i dialoghi al minimo indispensabile e in "Ho affittato un killer" aveva dato a Jean-Pierre Leaud connotazioni tipicamente keatoniane. Con "Juha" il regista finlandese porta alle estreme conseguenze questa predilezione e, abbandonando il suo consueto umorismo, fa un film "esattamente" come lo avrebbero fatto Pabst, Rahn o i loro colleghi della Neue Sachlichkeit negli anni '20: stesso bianco e nero realistico, identica caratterizzazione dei personaggi (la moglie ingenua e insoddisfatta, il seduttore perfido e senza scrupoli, il marito buono ma capace di trasformare la sua rabbia repressa in violenza omicida), medesima la storia (quella di tanti melodrammi del passato, da "La via senza gioia" a "Tragedia di una prostituta", giù giù fino a "L'Atalante" e "La strada", fatta di amore, peccato, pentimento, morte e redenzione), uguali anche l'uso dei simbolismi (l'agnello, la farfalla calpestata), la recitazione e la scansione drammatica delle scene.
Il risultato è stupefacente: Kaurismaki uguaglia e perfino supera gli originali, estraendo da un materiale narrativo antiquato e anacronistico valori (almeno in senso cinematografico) moderni e universali e realizzando nell'uso diegetico della musica un autentico capolavoro. La colonna sonora (di Anssi Tikanmaki, ma il merito è da dividere equamente col montatore, vale a dire lo stesso Kaurismaki) è infatti perfettamente aderente al climax di ogni singola sequenza (verrebbe quasi da dire di ogni singolo fotogramma), volta a volta idilliaca, drammatica o inquietante, trasformando la vicenda di Juha e Marja in qualcosa di coinvolgente, tragico e commovente al di là di ogni logica aspettativa. "Juha" è un raro esempio di puro cinema, talmente classico da risultare inevitabilmente controcorrente.