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FREEDOMLAND - IL COLORE DEL CRIMINE regia di Joe Roth

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Cagliostro     3 / 10  28/07/2006 19:52:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una buona occasione mancata! Le premesse c'erano tutte: cast artistico di alta qualità; tratto dall'omonimo romanzo di Richard Price (il cui nome in passato spesso è stato una garanzia di qualità, si pensi a Clockers, a Seduzione Pericolosa e a Il Colore dei Soldi), che ne firma anche la sceneggiatura; una storia con importanti contenuti psicologici e sociali.
L'incipit del film è quasi fulminante: i passi incerti di una donna con i palmi delle mani ricoperti di sangue, attraverso i vicoli di una città in una notte scura, carica di ansie, di tensioni, di nefasti presagi.
Council, un poliziotto idealista, dallo sguardo intenso e caldo, che proviene dal ghetto nero, dove tutti lo chiamano "Papà" , vuole difendere gli abitanti del ghetto dalle prepotenze e dai pregiudizi raziali della polizia di Gannon, ma si trova costretto ad indagare sulla donna bianca: un caso di semplice furto d'auto che appare di nessun interesse fin quando, dalle dichiarazioni confuse della vittima, si apprederà che si tratta di cosa assai più grave.
Incipit ottimo, peccato che tracsorsi i primi dieci minuti il film cominci a tentennare. La mano del regista è debole e il suo occhio incapace di valorizzare tanto la trama quanto le ottime interpretazioni di Jackson e della Moore. La storia non decolla, è prevedibile e portata avanti in modo non solo eccessivamente lento, ma addirittura stanco, sfociando nella noia più totale. La regia non riesce a coinvolgere né ad appassionare. La vicenda è narrata con un distacco giornalistico, forse documentaristico. Le tematiche di forte impatto sociale (riguardanti la criminalità, l'odio raziale, le violenze e le prepotenze perpetrate dalle forze di polizia, la droga, la maternità e la famiglia) perdono di consistenza. Sembra quasi che il regista abbia fatto una considerazione: "Non sto raccontando niente di nuovo e chi ha detto le stesse cose prima di me le ha dette assai meglio di me... quindi perché sbattersi più di tanto?". Se almeno Joe Roth (si consideri che le sue due precedenti esperienze alla regia erano due commedie, anch'esse con un buon script ma anch'esse portate avanti con noia e stanchezza) avesse avuto la bontà di ammettere questa sua evidente incapacità alla regia potrebbe avere la nostra simpatia alla condizione che oltre all'ammissione faccia anche la solenne promessa di limitarsi a girare cinegiornali e documentari.
Il risultato è un film prolisso, che non appassiona né diverte, che non trasmette nuovi messaggi né riesce a sensibilizzare su determinate problematiche, che non è intrattenimento ma neppure opera di denuncia sociale. Non è davvvero sufficiente l'interpretazione eccellente di Julianne Moore a salvare questa pellicola.
Lo sconsiglio vivamente.