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TIRATE SUL PIANISTA regia di Francois Truffaut

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amterme63     7½ / 10  19/06/2011 14:30:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un film che a me è piaciuto. La sua forza sta nell'originale mescolanza di stili, nell'elegante trattamento "attualizzante" delle situazioni tipiche della cinematografia classica, nei delicati temi esistenziali e caratteriali tratteggiati in maniera molto umana.
Il film non piacque all'epoca (l'originalità non fu capita), mentre oggi è diventato un piccolo oggetto di culto, in quanto anticipatore di soluzioni stilistiche tipiche del cinema di Tarantino e di Almodovar. Oggi lo capiamo e lo apprezziamo meglio di quanto fece il pubblico dell'epoca.
L'originalità e la mescolanza di stili si notano fin dalle immagini iniziali, che vedono un tipico inseguimento da film noir (notte, strade bagnate). Solo che le immagini sono mosse, poco chiare, comunque decisamente più realistiche e in presa diretta di quello che era la stilizzazione del genere noir. L'inseguito poi sbatte contro un lampione (intervento del comico) e si mette a chiacchierare amabilmente con un passante che lo assiste.
Il film continua poi su questa falariga, con situazioni e personaggi da cinema americano di genere, che parlano e si comportano come un comune parigino dei primi anni '60. Comico, tragico, serio, faceto, si mescolano in maniera molto equilibrata e perfetta, creando un divertimento molto stimolante e intelligente. La differenza con i film di Tarantino sta nel tenore delle conversazioni spicciole. Qui si parla soprattutto della propria vita (sposati, rapporto con la moglie) o di amore (il proprio rapporto con le donne). I discorsi quindi si riferiscono tutti alla vita vissuta, a differenza di quelli di Tarantino che si riferiscono alla vita rappresentata o filtrata dagli stereotipi. Qui si dicono anche le parolacce, ma non sono l'unico modi di esprimersi e oltre a quelle ci sono sentimenti, riflessioni, problemi (vedi la solitudine del protagonista e i suoi continui soliloqui).
I personaggi sono tutti trattati in maniera molto umana e molto amabile, sono comunque persone vive, reali, a differenze delle figurine quasi astratte di Tarantino. I personaggi di Almodovar si avvicinano moltissimo di più ai caratteri di questo film. Tanto più che il protagonista rivela a metà film, tramite un articolato flashback, una storia parallela insospettata, che lo rende ancora più amabile e simpatico.
Rientra in questo film il tema dei "400 colpi", quello dell'inadeguatezza alla vita, la timidezza, l'introversione, la brama di felicità, l'accanirsi del destino.
Il finale è tragico e melodrammatico allo stesso tempo, comunque trasmette molto dolore e dispiacere e ci rende un piccolo quadro umano che rimane impresso.