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SHANGRI-LA regia di Takashi Miike

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Tumassa84     8 / 10  22/01/2011 02:32:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questa simpatica e riuscita commedia di Miike, dietro una patina di apparente semplicità nasconde valori molto profondi, tutt'altro che banali e in modo attento ai cambiamenti della società giapponese. Il film, infatti, è una vera critica all'egoismo, alla meschinità e all'avidità della società capitalista, che con l'avvento della crisi economica mostra la sua vera natura: essa è simboleggiata in particolar modo dal ricco capo azienda (geniale la scena che lo presenta come essere depravato e opulento tramite il sesso orale fattogli dal fanciullo), deciso a non usare nemmeno uno yen del suo sconfinato patrimonio personale per mettere a posto i conti, dai passanti che decidono di tenere per sé il portafoglio invece di portarlo alla polizia, o ancora dall'avvocato che dice "la legge non è fatta per aiutare le persone in difficoltà".

Come in Graveyard of Honour, l'illusione che nella società giapponese ci sia posto per tutti e che il valore primario sia lo spirito di gruppo, crolla con lo scoppio della bolla economica; in seguito al quale il capitalismo giapponese si rivela per quello che è, ovvero una società basata sui soldi e sull'egoismo, dove i bisognosi possono contare solo su se stessi. Basti pensare anche agli ingenti tagli di personale che ha colpito soprattutto i padri di famiglia sui 40-50 anni, uno dei temi di Tokyo Sonata di Kurosawa Kiyoshi, proprio coloro che più hanno bisogno di lavoro e più difficilmente ne troveranno un altro. Essi avevano vissuto nell'illusione di vivere in un'amorevole azienda-famiglia, mentre invece scoprono che erano soltanto usati e che adesso che sono diventati inutili e superflui vengono gettati via come carta straccia.

A questa società si contrappone il villaggio ribattezzato significativamente "utopia" dal capo-villaggio (un irresistibile Aikawa Sho), una specie di contro-società anarchica, fuori dalla legge e che vive di regole esattamente contrarie a quelle capitaliste. Le parole di Aikawa fanno da eco a quelle dell'avvocato di cui sopra: "la legge non ha mai fatto niente per noi. Quindi noi non abbiamo alcun dovere verso la legge". I senzatetto che abitano il villaggio vivono tenendo in comunità i loro pochi beni, e la loro antiteticità alla società capitalista si palesa poi alla fine quando tutti regalano i loro soldi a Umemoto, in modo che possa ricominciare e pensare alla sua famiglia e a quelle dei suoi dipendenti. Quindi, egoismo, avidità e opulenza contro altruismo, generosità e frugalità. Ed è proprio nelle sorti di Umemoto che si concentra la contrapposizione tra la società giapponese e il villaggio: la prima lo spinge fino al suicidio, mentre la seconda lo riporta alla vita.

Menzione speciale per una delle citazioni più spassose che abbia mai visto. Durante la prima scena del film quando arrivano dei tizi a scaricare illegalmente dell'immondizia, uno di questi tizi è l'attore che interpreta Ichi in Ichi the Killer. Gli si avvicina un senzatetto, interpretato dall'attore che sempre in Ichi di Killer fa la parte del magnaccia che maltratta la prostituta; ed esattamente come nella scena di Ichi the Killer lui gli dice: "ma stai piangendo!". E il tizio/Ichi: "No che non sto piangendo". "Tu stai piangendo!". E qui mentre in Ichi the Killer le due battute vengono ripetute un po' di volte, in Shangri-la il tizio perde subito la pazienza, e dicendo "Ho detto che non sto piangendo!" gli rifila il badile in testa. Quando ho visto questa scena prima ho provato incredulità per la genialità di tutto ciò, e poi sono scoppiato in una fragorosa risata. Grazie Miike.