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RAINY DOG regia di Takashi Miike

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  21/07/2011 14:39:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Secondo capitolo della "Black Society Trilogy" con protagonista Yuji, killer giapponese in trasferta a Taipei.Come negli altri episodi ci troviamo di fronte ad un malessere causato dalla non appartenenza e da una perdita delle proprie radici e di qualsiasi legame con la terra natia.
Si avvertono fortissime l'estraneità ai luoghi e l'indifferenza a ciò che succede intorno,Miike cuce sull'inespressività forzata di Sho Aikawa,attore che in futuro tornerà spesso a collaborare con il geniale regista (Dead or Alive ,Zebraman,Gozu,ecc…),un mutismo e un freno emotivo assoluti.Inevitabile il condizionamento sullo spessore del personaggio,per nulla travolgente e fin troppo enigmatico perché possa stimolare una regolare curiosità.Yuji è come un fantasma dall'incidere imperturbabile e malinconico,un elemento che non scatena emozioni perché questo Miike intimista appare poco illuminato nel tracciare un'onda emozionale che ricopra i troppi silenzi e si amalgami bene con le isolate scene d'azione.Il soggetto è in balia di un controllo esasperato e "Rainy Dog" fatica molto ad ingranare,il film spicca il volo solo nella struggente e straordinaria mezz'ora finale che ripaga in pieno ogni attesa e dà un senso alla relazione nata tra il killer,il bimbo che gli viene affidato e la prostituta di cui è invaghito secondo abusato clichè.Torna l'emarginazione miikiana con tre individui cui la felicità sembra negata,almeno fin quando inforcata una Vespa trovata sulla spiaggia sorridono beati con Yuji che concede alla platea l'unico momento di radiosa speranza.E' un Miike ancora in equilibrio precario ed efficace solo a sprazzi, già superbo nell'utilizzo della mdp e capace di concepire una cupa poetica tutt'altro che patinata o artificialmente toccante,allo stesso tempo autore di un lavoro che arranca ostico e trattenuto come il protagonista.