_Hollow_ 9 / 10 22/12/2012 07:24:06 » Rispondi L'impressione è che i ritmi siano calati vistosamente per lasciare spazio alla riflessione, allo sguardo, ad una poetica stranamente molto più profonda, seria e pacata rispetto agli standard a cui Miike ha abituato. Proprio per questo, lo eleverei a miglior capitolo della trilogia, nonostante dia l'idea di essere un film dimenticato da Dio, lontano dagli sfarzi e dallo stile di un blockbuster .... un po' come "Il silenzio sul mare" di Kitano. E la scena finale è molto simbolica su questo punto di vista. Molto ricercata, certamente non dispiacerebbe ad un Antonioni. Chi cerca proiettili e cinesi, John Woo e Tarantino, rimarrà molto deluso ... a meno che non sia amante del buon cinema in quanto tale. Se lo è, non potrà che rimanere molto affascinato da un film così realistico, quasi una telecamera a spalla; una sorta di yakuza movie senza fronzoli, terra-terra, vicino in modo quasi ossessivo ai giovani protagonisti, seguendoli come un fratello durante la loro autodistruzione ... si potrebbe dire "Miike meets Kitano / meets Cassavetes".
Non so se sia perfetto, probabilmente no, ma non è certo un buon motivo per ignorarlo.