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BUBBLE regia di Steven Soderbergh

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  07/02/2009 02:35:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Il determinismo è la dottrina filosofica secondo la quale tutto ciò che esiste o accade (evento), comprese le conoscenze e le azioni umane, è determinato in modo causale da una catena ininterrotta di eventi avvenuti in precedenza. Le principali conseguenze di questa dottrina sono che il libero arbitrio è un'illusione, e che tutto quel che accadrà in futuro è predeterminato dalle condizioni iniziali” (wikipedia).

E’ il Soderbergh che non t’aspetti: minimalista, asciutto, pregnante e incisivo. Il regista americano, mettendo da parte il sensazionalismo alla “Erin Brockovich”, dirige un film “sommesso”, nel quale i dialoghi risicati lasciano il posto alla forza narrativa ed esplicativa delle immagini. Queste riescono condensare in pochi, ma significativi, momenti l’essenza di un’opera che, in definitiva, mostra l’impotenza del soggetto di fronte al proprio ingovernabile agire come risultante non tanto del proprio libero arbitrio (il cui margine di operatività è ridotto ai minimi termini), quanto di una serie infinita e indefinibile di casuali eventi/variabili che interagiscono fra di loro. L’assassinio, che rappresenta la chiave di volta della trama, diventa così riconducibile non più “sic et simpliciter” al suo autore materiale, bensì alla fitta e inestricabile rete di cause ed effetti da cui esso è scaturito, e dei quali il film focalizza quelli più significativi quali: l’appiattimento e l’alienazione di una vita miserrima sempre uguale a se stessa, data dal grigiore di una “habitat” provinciale gretto e monotono, da un lavoro usurante e degradante nella sua ripetitività-meccanicità, da una situazione familiare difficile e limitante; nonché l’avvilimento riveniente dalla solitudine e dalla sopportazione di continui sfruttamenti e frustrazioni. Le premesse ci sono tutte perché anche la persona più serafica e pacifica possa esplodere e agire sospinta da un accesso di rabbia omicida inopinato e incontrollabile, così lontano dalla sfera della ragione da essere addirittura immediatamente rimosso. E il momento della presa di coscienza, coincidente sia col primissimo piano del volto che con il particolare dei suoi occhi atterriti, sembra porsi come simmetrico contraltare a quello in cui il viso e lo sguardo del medesimo soggetto sono colti all’interno della Chiesa: quasi a voler evidenziare la neutralizzazione della fede nella Provvidenza divina a causa dell’imprevedibile azione del Caso, in balia della quale si ritrova la vita di ogni individuo.
Eccellente Soderbergh nel rendere la ciclicità e il degrado di una società, rappresentata dal microcosmo di una cittadina di provincia angusta e gretta, nella quale la bontà dei pochi è sopraffatta dall’opportunismo e dal cinismo dei più.