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FREE ZONE regia di Amos Gitai

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Invia una mail all'autore del commento balzac20     8 / 10  01/06/2006 06:44:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non si è avvicinato al capolavoro, ma è un bel film, un gran bel film.






Partiamo dalla canzone portante della colonna sonora: Had Gadia.


Da noi nota come: alla fiera dell'est.
Solo che nella versione originale il testo è modificato per avere come oggetto un agnello e una
conlcusione agghiacciante.
Ho visto raramente un brano più adatto all'inizio e alla fine di un film.
Il ciclo della violenza dove vittime e carnefici si mischiano senza rendersene conto è condensato
in poche parole accompagnate da musica coinvolgente.

Attrici (è un film femminile tranne piccolissimi squarci): beh, su questo aspetto siamo veramente
a livelli ottimi.
Suona eccessiva la positività con la quale mi sto esprimendo.
Ma dal lungo primo piano della prima scena fino alla fine, fino all'ultimo fotogramma, ho trovato
attrici capacissime.

Fotografia: niente da dire, la Giordania è lunare, lontana ed eterna.
Fotografia perfetta.

Allora quando arrivano le note dolenti?

Adesso: il film è sottotitolato in italiano ed è parlato in inglese, ebraico ed arabo (queste due ultime lingue sono solo accennate).
Quello che è un ulteriore punto forte del film (secondo me) può disincentivare la visione.
Eppure alcuni dialoghi sono apprezzabili solo nella lingua originale e nel modo in cui sono espressi.
Non intendo la solita minchiata del "oh, l'accento, il significato, le sfumature etc. etc. etc.".

Non è questo, se non parzialmente. L'inglese che viene utilizzato è sostanzialmente scolastico e non cela particolari
segreti.

E' la semplice costruzione delle frasi che ne risente, il messaggio di assimilazione reciproca (ma solo in parte), ed anche soprattutto la parte concettuale del film che risente di questa scelta.

L'affermazione espressa da una delle protagoniste è storicamente vera e contestualmente dimostrata: il popolo occupato ha imparato meglio la lingua dell'occupante ma questo non si è verificato in senso opposto.
Cosa questo voglia dire, cosa implichi, questo, almeno questo in parte ci viene lasciato spazio per deciderlo.

Secondo punto:
Il film è volontoriamente stereotipato.
E' una scelta, non esagerata, ma comunque presente.
(non mi dilungo perchè se volete vedere il film potreste preferire non sapere)
I protagonisti sono rappresentazione di idee, come nella vita vera, ma di idee che sembrano le idee standard del conflitto viste in ottica buonista.
Io personalmente non ho trovato questa decisione troppo gradevole.

Terzo punto:
il messaggio di fondo.
Ecco, il messaggio di fondo l'ho visto troppo semplificato.
Anche questa critica in realtà perde parte della sostanza in relazione a tutto il film.
Dato che quello che vediamo è il tracciarsi di una linea retta la conclusione doveva essere questa.
E non è affatto scontata.

Ma la trovo sinceramente troppo elementare e buonista.

Restano molti altri punti aperti (la volontaria scelta di rappresentare il conflitto (non conflitto) attraverso tre donne oppure la liceità della critica a due parti in conflitto da parte di una terza parte esterna o ancora..... ma la mattina comincia e devo andare a laurà....)



Concludo dissentendo sul messaggio e su un paio di passaggi.
E dicendo..
cazzarola che bel film!