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VOLVER regia di Pedro Almodovar

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Invia una mail all'autore del commento Gabriela     9 / 10  28/06/2006 09:17:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tre generazioni di donne sopravvivono al vento, al fuoco, alla pazzia, alla superstizione e persino alla morte, grazie alla sensibilità, all’esagerazione, alle bugie e ad una vitalità senza limiti.
Le storie di Almodovar sono quasi sempre concentrate sul mondo femminile, ma questa volta la loro presenza è schiacciante; inoltre, l’unico ruolo maschile è quello più banale e spregevole.
La storia si svolge in quel margine di vita che rimane alle donne quando vengono abbandonate, disprezzate o non suscitano più interesse; questo vuoto le donne lo riempiono con le proprie madri, sorelle, figlie, amiche e vicine. Tutte queste protagoniste compongono il mosaico che svela l’idea che Almodovar ha dell’universo femminile: un mondo parallelo non sufficientemente valorizzato.
“Volver” è un delizioso affresco di vita reale, un ritratto della quotidianità dove sono presenti le invidie, i rancori, i tafferugli tra sorelle, il lutto, i cellulari, gli affetti e le bugie. Un ritratto della Spagna più tradizionale, del quartiere e del paesino, delle persone e delle loro abitudini.
L’insostenibile si trasforma in quotidiano, le due sorelle iniziano una fuga verso il futuro sopravvivendo a situazioni cariche di tensione, melodrammatiche, comiche ed emozionanti. Le due donne trovano le soluzioni grazie ad una buona dose di spavalderia e di menzogne senza contegni.
E’ una storia di sopravvivenza, incluso il fantasma della mamma. C’è una continua riflessione sulla morte sulla quale si basa il film, così come sulla vita delle persone nel paesino della Mancha. Praticamente tutte le azioni e i fatti che vivono i protagonisti sono condizionati dalla morte, quella dei cari e la propria futura; difatti quasi tutti i protagonisti vivono nel passato.
Almodovar riesce a rattristare all’interno della riflessione, ed è per questo che una scena può provocare una risata e lacrime al tempo stesso. Coniuga commedia e provincialità, realismo sociale, il melodramma e l’intrigo, con qualche spennellatura di fantastico e umore nero, dimostrando la sua padronanza nell’intrecciare diversi generi, creando in circostanze drammatiche dialoghi pieni di ingegno e comicità, dove vivi e morti convivono senza darsi fastidio.
E’ una storia popolata da tanti personaggi, un microcosmo stravagante, un paese della Mancha che ride delle proprie superstizioni e che affronta con naturalezza la gravità della morte. Questa volta il regista ha il pregio di rendere interessante la quotidianità, di aver scritto un’avventura domestica e di farci immergere nel suo universo.
I piani sequenze di Almodovar, studiati al millimetro, sono dei quadri con vita propria. L’abbigliamento delle sorelle anticipa l’accento colorato e luminoso che dominerà in tutto il film così come i suoi simboli tipici: la maternità, gli ospedali, i vicini, ecc.
Ci regala un opera corale composta da straordinarie protagoniste, permeate di profonda intensità nella quale si distingue una eccezionale Penelope Cruz, che interpreta una lavoratrice instancabile e forte, una lottatrice, ma al tempo stesso una persona fragile sul piano emotivo e con un terribile segreto.
E’ un film emozionante, realizzato con intelligenza e libertà assoluta proprio per liberare, attraverso i dialoghi, le cose su cui riflettiamo ma che quasi mai diciamo.
Almodovar non è andato via … ed è una fortuna che continui a “tornare”.

Gabriela
Invia una mail all'autore del commento Marla Singer  25/07/2006 12:30:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che bel commento...riflette tutto ciò che ho pensato anche io riguardo a questo film, ma che non avrei saputo scrivere.