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ANDRO' COME UN CAVALLO PAZZO regia di Fernando Arrabal

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kullaz     10 / 10  07/03/2010 14:00:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
immenso, il messaggio più spettacolare della storia del cinema. Un infinito atto di fiducia nelle potenzialità umane. Non per tutti.
kullaz  22/03/2010 19:17:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non credo sia illogico, folle o senza un significato come ho letto da qualche commento, semmai l'esatto opposto. Certo non è spadellato ai quattro venti come un film da colpo grosso al botteghino tipo fight club o qualsiasi altro film dal messaggio urlato, quasi per gente scema che non è in grado di interpretare da sè un film e ha bisogno della "massima finale" o della "spiegazione", e menomale, aggiungerei.

Io l'ho letto così: il deserto è la realtà priva di fronzoli, senza condizionamenti sociali, famiglia, istruzione, qualsiasi cosa, dove l'ex bambino di viva la muerte ritrova sè stesso. E sè stesso altro non è che il santone di 50000 anni (tra l'altro assurda la scena delle unghie infinite nel sacchetto) che campa da solo, con un pò di latte e qualche polpetta di "goat shit", felicissimo, eterno.

Credo qui stia la fiducia straordinaria di Arrabal nell'uomo. Ognuno può essere ciò che vuole, immortale, felice, non serve altro che un minimo sostentamento e sè stessi, nient' altro. Siamo bestie selvagge e dalle enormi potenzialità, siamo LA natura, se siamo infelici è perchè tutte queste potenzialità ci sono state precluse, nascoste.

Apritevi alla vita, osate, siate santoni pazzi "puri" e immortali che ballano nel deserto, questo secondo me è ciò che arrabal, davvero un cavallo pazzo, lui, vuole lanciare. E infatti alla fine il ragazzo vorrà ricongiungersi fisicamente con il vero sè stesso, che la civiltà inquinata aveva relegato nel deserto, quasi che ad essa facesse paura, fosse scomoda: la società non vuole cavalli pazzi felici che campano senza paura di niente fino a 60mila anni.

Capolavoro assurdo, ovviamente sconosciuto. Meglio così, dopotutto.