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OMBRE NEL PARADISO regia di Aki Kaurismaki

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amterme63     7 / 10  24/06/2012 23:42:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con "Ombre nel paradiso" Aki Kaurismaki prosegue ed estremizza il discorso iniziato con "Delitto e castigo". Anche qui i protagonisti sono in pratica la solitudine e l'incomunicabilità. Rispetto però al film precedente qui ancora di più si estremizza l'abulia, la secchezza e il vuoto interiore, la mancanza di consapevolezza e conoscenza di sé e del mondo. Il mondo esterno stesso non aiuta e men che meno stimola i personaggi. Sono circondati da una Helsinki fredda, anonima, vista dal punto di vista di uno spazzino (e quindi a contatto con i luoghi più infelici, dove in genere si mettono i cassonetti). Anche dal punto di vista economico i due protagonisti non se la passano bene. Nikander vive in una casa anonima, spoglia e fredda; gli oggetti consumistici che può comprare non fanno altro che aumentare la sua estraneità e la sua solitudine. Figurarsi che non sa nemmeno come corteggiare Ilona, dove portarla, visto che conosce solo i freddi ed estranianti luoghi di ritrovo di massa (la sala bingo e anonimi locali chiassosi dove ubriacarsi). La disperazione, l'amarezza, il non capire cosa si è e come fare per uscire, riescono a trapelare dalle espressioni serie e stralunate del grande attore Matti Pellonpaa.
Ilona, peggio di Nikander, è vittima di ricatti da parte del datore di lavoro, non ha una casa, non ha amici, non ha niente. Anche lei sente che la sua non è vita, che i modi di "divertirsi" non sono altro che modi per capire quanto si è soli e inutili, ma allo stesso tempo non riesce ad esprimere qualcosa di diverso, una consapevolezza, un'alternativa. Anche lei vive di scatti, di decisioni improvvise, di ripensamenti.
Cosa è che li "salva"? Una specie di intuito, una sensazione indefinita che fa capire loro che essere insieme è comunque meglio che essere soli. Il problema insormontabile è però il mondo che li circonda, duro, indifferente, impersonale e materialista; non concede scappatoie o chance. L'unica ancora di salvezza è immaginare una "fuga" verso qualsiasi altro posto anche banale, e quindi implicitamente si fa capire che non c'è salvezza, solo un'illusione di salvezza.
"Ombre nel paradiso" è un film a tesi, cioè un'opera che cerca di dare un'interpretazione ideologica e particolare della realtà, quindi dando di essa un'immagine volutamente scelta e selezionata. Personaggi, scenografie, ambientazioni, modi e oggetti filmici sono al servizio di una determinata idea che si vuole dare del mondo: in questo caso svelare il completo snaturamento dell'essere umano nel mondo attuale.
Il film quindi non narra ma rappresenta: per questo dei personaggi serve solo quello che dimostra il loro non esistere (montaggio alternato di fatti anche insignificanti con tantissime ellissi) e del mondo esterno solo il lato che meglio rappresenta il punto di vista dell'autore.
Certo, è una visione parziale, ma senz'altro meno parziale dei semplici film di intrattenimento. In fondo sostanzialmente il nostro modo di vivere è questo, i nostri maggiori problemi esistenziali sono proprio la solitudine, l'estranietà e l'incomunicabilità.
Guardandolo con questo spirito il film diventa una rappresentazione impietosa dell'attuale malessere di vivere e una bella opera d'arte esistenzialista, altrimenti non sono altro che 80 minuti lenti, senza senso, paradossali e noiosi.
In ogni caso Aki Kaurismaki si dimostra anche con questo film un grande regista.