Harpo 9 / 10 01/10/2007 00:23:02 » Rispondi Una frase tipo: "Zio bestia, che nerbata sullo stomaco" potrebbe rendere perfettamente l'idea delle sensazioni che si provano guardando "Imprint" e, al contempo, fornire un più che adeguato commento al film stesso. Era da moltissimo tempo che non vedevo qualcosa di così violento (credo, tra l'altro, proprio da "Audition" sempre di Miike): la violenza esplicita, mai fine a sé stessa, rende il mediometraggio di Takashi quanto di più disturbante sia stato prodotto negli ultimi anni e se da un lato le scene di tortura necessitano di "nervi saldi e buono stomaco", dall'altra quelle dei feti gettati sono davvero difficili da mandar giù, nonostante meno invasive da un punto di vista prettamente visivo. Come ottimamente esposto da Gaunt, anche il rimando miikiano alla narrativa kurosawiana di "Rashomon" è evidente e la gamma delle tematiche trattate (la diversità, la solitudine, la violenza e l'adulterio) fanno rimpiangere il fatto che questa produzione sia solo un mediometraggio. Sconsigliatissimo ai deboli di stomaco. Ah, bellissima la fotografia.