Andrea Lade 7 / 10 25/05/2016 04:57:09 » Rispondi Un cineasta è disposto a tutto pur di avere nella sua collezione un film considerato maledetto perché nella sua unica apparizione al festival di Sitges, ha seminato orrore tra gli spettatori; per questa ricerca sarà assoldato un gestore di un cinema di periferia pieno di debiti e con un passato inquietante, che inizialmente scettico accetta la missione ma ben presto si renderà conto, a proprie spese, che le dicerie sul film non sono inventate, ma corrispondono ad una ineluttabile realtà. "Cigarette Burns", è una metafora del cinema di genere , dove alcuni film riescono davvero a stimolare le ossessioni, a tal punto da uscire dal grande schermo per annidarsi nella realtà della nostra esistenza , spingendosi oltre, in una dimensione quotidiana e pericolosa. Il delitto del Circeo fu commesso con le stesse modalità di una scena di "Profondo rosso" (che viene genialmente citato nel film), i sassi dal cavalcavia furono l'estrema conseguenza dell'emulazione di una scena de "L'Innocenza del Diavolo". Ma anche l'identificazione eccessiva del possesso e la passione "viscerale" delle immagini vengono sapientemente illustrate in un horror intellettuale che non tradisce la fama di John Carpenter. Non è però il migliore tra tutti i MOH; a questo preferisco Pelts e Imprint. La parte iniziale di Cigarette Burns non esalta e pur essendo la scarsa illuminazione una caratteristica del regista, il film rischia di essere deprezzato per la sua fotografia monotonamente scura. Trovo inoltre il ritmo del film poco uniforme: se nella parte iniziale è davvero lento, in alcuni punti la storia salta da un Paese all'altro in modo repentino
Come fa il protagonista a trasportare il film dal Canada agli Stati Uniti , compiendo il viaggio sano e salvo , se alla sola citazione dello stesso accadevano cose terribili?