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VERSO IL SUD regia di Laurent Cantet

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  16/07/2006 22:47:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Verso il sud" è stata una forte delusione, soprattutto per chi aveva amato incondizionatamente i precedenti film di Cantet, "risorse umane" e "a tempo pieno", e non vedeva l'ora di attendere l'autore alla prova della maturità. Se così non è stato penso che possiamo anche ridimensionare il precedente cinema di Cantet, che un'eccesso di entusiasmo ha trasformato in quello che non è, ignorandone i limiti, agiografandone i pregi. Intendiamoci, Cantet è uno degli autori europei piu' interessanti, ma per ora gli manca ancora quel coraggio (à la Techinè o Haneke) per avere un posto d'onore nel cinema contemporaneo.
Premesso che con una donna come la Rampling (me ne frego delle rughe) io ci passerei un anno in un'isola tropicale (platonicamente sì ma mi intriga assai), direi che basilarmente questa storia pecca di accademia. Era un errore anche del film precedente, che aveva comunque il dono non comune di raccontare un fatto di cronaca con efficacia e senza compiacimenti di troppo. Il fine giustifica i mezzi, ma se mi dicono che questo è cinema d'impegno civile e che accontenta/soddisfa un po' tutti, qualche dubbio mi resta. Del resto anche un grandissimo come Ken Loach ormai non fa altro che menarla sul concetto di "impegno sociale" e ormai i suoi film sono inglobati nel ricatto unico e inequivocabile della "coscienza".
Forse raccontare un'esilio da favola sullo sfondo di una dittatura che emerge ambiguamente (almeno quando le frenesie sessuali delle cinquantenni vengono bruscamente interrotte) solo alla fine è intenzionale, forse Cantet voleva descrivere proprio quel mondo occidentale che non fa altro che sfruttare parassitariamente la condizione del "paradiso turistico.-sessuale" senza vera colpa (?) se non le leggi del desiderio. Passi allora la trasposizione patinata, da depliant turistico, della vicenda, eppure l'autore sembra troppo accondiscente verso queste donne (per inciso: straordinarie ma ciniche) che forse non ignorano, ma pretendono di ignorare.
Alberga pertanto la convinzione che l'occidente di Cantet sia costantemente in fuga da una democrazia che non garantisce - strano ma vero - una vera felicità esistenziale.
Oltretutto, e lo dico con molto dispiacere, proprio l'improvviso, brusco cambio di rotta del film verso una realtà sociale che ha molto piu' delle fabbriche di "risorse umane", è la parte più debole, con una serie di scene d'azione piuttosto effettate e risibili. Forse davvero è piu' comodo (e meno rischioso) finire tra le lenzuola di qualche stallone dalla pelle di corallo che esplorare tangibilmente la realtà di una dittatura sanguinaria come poche.
Sei politico solo per l'interpretazione delle attrici