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ULTRAVIOLET regia di Kurt Wimmer

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Spotify     3½ / 10  21/03/2017 01:25:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, non c'è molto da dire. Un film senza capo ne coda, una specie di "Matrix" tamarrissimo e trashoso. Sinceramente, non mi vengono le parole esprimere tutto il mio disappunto per questo "Ultraviolet", ma proverò a fare del mio meglio.
Kurt Wimmer si era già fatto notare quattro anni prima di girare tale pellicola. Nel 2002 infatti, realizzò "Equilibrium". Quel film, era anche esso una versione più "ignorante" di "Matrix", ma almeno era un'opera riuscita sotto diversi aspetti, uno dei quali, il cast. In "Ultraviolet" invece, non funziona quasi niente.
La trama vede la storia ambientata negli USA, nel 2078. Tempo prima, un virus, sfuggito al controllo degli scienziati, ha contagiato diverse persone, facendole diventare creature simili ai vampiri. Nell'anno sopracitato però, il conflitto che si è venuto a creare tra esseri umani e gli infetti, chiamati emofagi, vede i primi avere la meglio. I pochi emofagi rimasti, si affidano alle abilità di Violet Song jat Shariff, la quale dovrà recuperare una valigetta con all'interno un'arma in grado di salvare i contagiati dall'estinzione. Successivamente però, Violet scoprirà che il contenuto della valigetta è ben diverso...
La trama di per se, non sarebbe neanche malaccio, il problema è il modo attraverso il quale viene messa in scena dal director.
In 88 minuti di film, mezz'ora buona è occupata dagli orribili (tecnicamente) e prolungati combattimenti tra la sola Violet e le schiere intere di nemici. Ovviamente la nostra protagonista riuscirà ad avere la meglio in ogni circostanza. Il resto della pellicola, è narrato con una superficialità senza eguali. Wimmer non ti fa mai interessare alla storia, in quanto è troppo impegnato a riprendere costantemente le formose curve di Milla Jovovich, che per carità, è una topa (perdonatemi il termine) dell'altro mondo, in questo film poi, lo è più che mai, però un po' più di attenzione allo sviluppo della vicenda, lo si poteva dare. Di questo naturalmente ne risente il ritmo, scialbo e che non prende mai, neanche per sbaglio, lo spettatore.
Ma torniamo un attimo a parlare della tecnica. Ragazzi, un qualcosa di terrificante, in confronto a qua, gli effetti speciali dei trash fantascientifici americani degli anni 80 sono nettamente migliori. Le scene d'azione sembrano quelle di un videogioco, con tanto di attori computerizzati. Oltretutto, tali sequenze sono la fiera dell'inverosimile. La computer grafica è squallida, realizzata in maniera pessima, sembra sul serio di assistere ad videogame piuttosto che ad un film. E pensare che l'anno era il 2006. Ridicoli gli effetti speciali, mai spettacolari. Solo molto rozzi.
La protagonista, come prevedibile, si fa notare per altre cose più che per la sua caratterizzazione. E penso che ciò, Wimmer l'avesse messo in conto, ovviamente, una volta accortosi che stava realizzando uno scempio cinematografico.
L'epilogo non rialza le sorti della pellicola, anzi, le affossa in maniera definitiva. Innanzitutto è scontatissimo e poi presenta un duello finale davvero deprimente, in tutti i sensi.
La scenografia sembra fatta col plexiglass. Molto fastidiosa da guardare.
La sceneggiatura è pessima. Da salvare c'è solo l'idea di base, il resto è notte fonda. Situazioni ripetitive fino alla nausea, non c'è alcuna innovazione, nessun colpo di scena significativo, tutto è tremendamente prevedibile. I dialoghi sono noiosissimi e scontati. Tutti i personaggi principali, hanno una tratteggiatura arronzata.
Colonna sonora che non si ricorda per nulla.
Milla Jovovich fa il suo compitino ma nel complesso, la sua non è un'interpretazione terribile. E poi, diciamola tutta, talmente è bella che non si riesce a criticarla più tanto. Le espressioni non sono state male.
La fotografia è forse l'unico elemento del lato tecnico non da buttare. Ha dei bei colori accesi, i quali in qualche circostanza, fanno la loro figura.
Significativo anche se non originale, il messaggio di Wimmer. Il director con "Ultraviolet" fa espliciti riferimenti al razzismo e all'emarginazione sociale. Interessante che allocuzioni di tale etica e moralità, siano inserite in una pellicola brutta come questa.

Conclusione: c'è poco, pochissimo da salvare, un film che non doveva proprio essere concepito. La visione tuttavia non la sconsiglio, ma la proibisco!
Meno male che dopo quest'oscenità, Kurt Wimmer non ha girato più lungometraggi.