caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

13 - TZAMETI regia di Gela Babluani

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Nikilo     8 / 10  05/08/2011 21:33:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
---ATTENZIONE - IL COMMENTO PUO' CONTENERE ANTICIPAZIONI---
"L’uomo nasce una volta e muore una volta. Prendila con filosofia, discendi da Schopenhauer."

Tzameti che in lingua georgiana sta a proprio a significare "13" l'arcano della morte, è il nome del film del regista francese Gèla Babluani.

13 - Tzameti è una critica ferocia ad una civiltà cinica e malata, dove la vita di un essere umano può essere tranquillamente equiparata ad una fiches da casinò. Ed è proprio il gioco d'azzardo ad aprire lo scenario ad un film crudo e violento allo stesso tempo.

Il film da un certo punto di vista lo si potrebbe considerare una versione più pulita del recente Hostel ( ma con molta più sostanza). Troppo spesso ultimamente si tende a ricorrere ad un'eccessiva quantità di violenza gratuita, solo con l'unico scopo di riuscire a far contorcere le budella dello spettatore, senza però aggiungere altro. 13 - Tzameti, è un pugno nello stomaco per lo spezzatore che finisce per essere profondamente disgustato da quello che sta vedendo, ma in qualche maniera è spinto a rifletterci sopra. C'è un limite al sadismo umano? Fino a che punto un uomo si può spingere?
Thriller dai tratti horror, che punta il dito contro l'economia stessa ( il peso che l'alta borghesia ha su le classi meno abbienti), e con una storia semplice e lineare riesce a surclassare tutto ciò che caratterizza un torture-porn. Ed è qui che un Saw o un Hostel finiscono per essere brutalmente surclassati, non c'è più spazio alla loro orribile raccolta di torture che neanche uno psicopatico della peggior specie potrebbe ideare, semplicemente viene ripreso il famigerato gioco della roulette russa, è posto in un contesto di deprecabile crudeltà.

Asciutto nella ripresa il noir sembra voler riprendere lo stesso tocco del cinema russo di altri tempi più vicino a Ejzenstejn che ai giorni nostri. Probabilmente il regista date le sue origini deve aver risentito parecchio di tale influenza.
E anche se inizialmente non si riesce a comprendere l'uso del bianco e nero, dopo poco si riesce a cogliere totalmente la sua inesplicabile finezza.
Il regista riesce a proporre in maniera molto sobria e distaccata la storia, senza necessariamente doversi schierare da una delle due fazioni vigenti "chi paga e risquote" e " chi paga e subisce" quasi a dover dirigere un documentario scioccante.
Per finire viene fuori un'opera spietata, ma più umana di quanto si direbbe.
Ancora una volta il pessimismo torna a fare da scenario e sembra quasi che la citazione centrale di Schopenhauer sia proprio l'essenza del film stesso.
Con un inizio un po' fiacco, poco tempo per impostare la vicenda che ben presto senza che lo spettatore abbia il tempo di accorgersene ha già preso forma, e sembra quasi esserne già stato inghiottito, per poi procedere al contenuto vero e proprio e la sua inevitabile escalation di violenza. Non ci sono tracce di consolazioni, di nessun tipo, nè happy ending, solo la magra testimonianza del cinismo umano.

Il fatto di non essere trasbordante come le sopracitate pellicole torture-porn, rende a parer mio ancora più pesante il clima della vicenda, conferendogli pure quell'aria di credibilità, tanto da farti riflettere che con molta probabilità ciò che hai appena visto non è poi così lontano dalla realtà. E così con l'amaro ancora in bocca, ti domandi "E' solo un film?".
KOMMANDOARDITI  05/08/2011 21:53:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come al solito un commento approfondito ed in larga parte condivisibile.
L'apparentamento ad HOSTEL l'ho letto anche da altre parti in rete ma non lo condivido, nel senso che tenderebbe a sminuire la profondità e la portata assai più artistica di questo TZAMETI.
Qualcuno ha addirittura additato la pellicola come un ennesimo esponente del torture-porn ma è una considerazione di una superficialità e di una rozzezza uniche. Perciò hai fatto bene a sottolineare le distanze tra un'opera d'Arte come questa e spazzatura commerciale alla Roth/Dunstan (ricordi quel COLLECTOR...?)
Da altre fonti ho visto citare il nome di Kassowitz, soprattutto in relazione all'ambientazione, ai personaggi e alla fotografia ma secondo me siamo su due fronti ideologici assai differenti.
Preferisco naturalmente il buon Babluani.

Ah, complimenti! ;-)
Nikilo  05/08/2011 22:03:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio!

Il rimando ad Hostel e al torture-porn mi è sembrato legittimo da inserire, naturalmente questa bellissima opera non ha niente a che fare con tali immondizie ( chi si dimentica di Collector mi vengono i pruriti a pensarsi), d'altra parte il tema della violenze è presente in entrambi i film, ma qui siamo da tutta un'altra parte, Tzameti è un'opera profonda, e ricca, non è vuota come i vari Hostel/Collector, su questo hai ragione, non c'è paragone!

Kassowits...Il regista de "L'odio" e "I fiumi di porpora", bah non saprei. Comunque ti quoto in toto!