Dom Cobb 10 / 10 02/11/2014 13:27:37 » Rispondi Nell'oscurità del campanile della cattedrale di Notre Dame si nasconde Quasimodo, il deforme campanaro cresciuto dal perfido giudice Frollo; celato agli occhi del mondo fin dalla nascita, il gobbo dal cuore d'oro desidera ardentemente vivere anche solo una giornata fuori dalla sua prigione di pietra, e ne ha l'occasione durante la Festa dei Folli, dove fra sfrenate danze e canti si imbatte nella bella zingara Esmeralda. Si troverà presto a dover proteggere la ragazza da Frollo, che oltre a voler sterminare gli zingari, ha anche un'ossessione per lei che rasenta la follia... Solamente un anno prima dell'uscita di questo lungometraggio, la Disney aveva iniziato un lento e graduale declino con Pocahontas, che non era riuscito ad eguagliare il successo dei classici dei primi anni '90. L'adattamento del romanzo di Victor Hugo non era forse il modo migliore per tentare di riconquistare un pubblico che cominciava ad alienarsi di fronte a produzioni sempre più seriose e meno improntate sulla formula che aveva garantito il successo di fiabe come La Sirenetta o La bella e la bestia; infatti, Il Gobbo di Notre Dame, pur non trattandosi di un flop, fu tutt'altro che redditizio se comparato alle sopra citate fiabe. C'è da ammirare comunque il coraggio della Disney nel volersi cimentare in una produzione di questo genere, considerando che il romanzo originale contiene una critica, neanche tanto velata, al comportamento ipocrita della Chiesa. E anche se i toni polemici del romanzo d'ispirazione vengono smorzati in modo considerevole, restano espressi nella storia, oltre al tema dominante dell'accettazione del diverso, concetti come lussuria, peccato e religione: temi assai rischiosi e delicati, soprattutto in un cartone Disney. Sotto questo aspetto, questo classico può essere considerato non a torto uno dei più cupi e adulti, non molto dissimile dalla complessità di lungometraggi come Fantasia; a conti fatti, visti i risultati non esaltanti, non c'è da stupirsi se in futuro la Disney non si azzarderà più ad adottare toni così solenni. Infatti, Il Gobbo di Notre Dame è l'apice di un percorso iniziato con Il re leone due anni prima, in termini di atmosfere meno spensierate e improntate a una carica maggiormente adulta; lo stile visivo, decisamente aggressivo ma elegante allo stesso tempo, influenzato dalla corrente gotica, dona al film un look suggestivo che sottolinea tale impianto solenne.
Non è la città di Parigi, quanto la cattedrale stessa il fulcro visivo del film: non solo il fatto che essa è presente in ogni inquadratura della capitale (è addirittura il primo edificio che si vede nella sequenza di apertura), ma anche la ricchezza dei dettagli, le sue proporzioni, i suoi interni. A tratti sembra di osservare la cattedrale vera e propria anziché una sua riproduzione animata.
Contribuisce a ciò anche un uso molto attento dei colori e delle luci, che con il procedere della narrazione si fanno via via più freddi e minacciosi: non si contano le scene in cui dominano il blu, il grigio e il rosso, nonostante non manchino anche momenti più leggeri a livello cromatico. Per quanto riguarda i contenuti, dico subito che questo è uno di quei rarissimi film dove non cambierei una virgola: il modo in cui la storia viene narrata è privo di falle persino nei momenti apparentemente più "fuori posto", ogni momento buono per analizzare e sviluppare i personaggi viene sfruttato appieno, così come ogni modo per far scorrere la trama comunicando il suo messaggio senza renderlo banale. Non ci sono momenti morti, né personaggi usati male o poco: Quasimodo, primo protagonista handicappato della storia disneyana, si rivela anche uno dei suoi personaggi più solidi e simpatizzanti, dalla personalità più completa di molti altri protagonisti che gli studios hanno messo in campo fino a quel momento; Esmeralda è una "tosta", ma anche gentile e sensibile, Febo un serioso soldato che sa anche essere un simpaticone all'occasione. Ma su tutti si erge lui, l'unico ed inimitabile Frollo, uno dei massimi esponenti dei villain Disney, una delle figure più tormentate, oscure, sfaccettate e carismatiche mai apparse in un lungometraggio d'animazione: la sua ferma convinzione di essere un soldato di Dio, la sua distorta visione del mondo e delle persone, cozzano fortemente con l'attrazione lussuriosa verso la "strega" Esmeralda, e il modo in cui il suo tormento viene nascosto da una fredda crudeltà e mostrato al pubblico tramite le immagini rappresentano forse i momenti più maturi di qualsiasi cartone animato mai prodotto.
Potrei stare qui per ore a elogiare la sequenza di "Fiamme dell'inferno", autentico gioiello della pellicola.
Tale è l'imponenza del suo personaggio, che la sua ombra si spande su tutta la pellicola anche quando è assente dalla scena; e tale è l'oscura complessità del suo animo, che forse addirittura i creatori del film, la coppia di registi de La bella e la bestia Gary Trousdale e Kirk Wise, devono aver avuto paura di essersi spinti un po' troppo oltre. Altrimenti, non si spiegherebbe l'inserimento di parentesi più leggere e comiche, sotto le sembianze dello zingaro Clopin e, soprattutto, dei tre gargoyle, che hanno attirato le critiche di chi le ha ritenute fuori posto: personalmente, non ci trovo nulla da criticare, anche perché dette scene le trovo sinceramente divertenti, così come i numeri musicali che vi sono contenute.
Non vedo neanche come qualcuno possa affermare che la canzone "A guy like you" possa essere di cattivo gusto, dato che i testi su concentrano sul lato positivo della diversità di Quasimodo, in modo oltremodo intelligente direi. "Those other guys / that she could dangle / all look the same from every boring point of view / You're a surprise / from every angle". In pratica, i gargoyle consolano Quasimodo dicendo che la sua diversità lo rende unico, qualcuno da apprezzare e non da denigrare. Se non è positivo questo...
In effetti, parliamo della musica: è sempre il grande Alan Menken, e stavolta un tale aggettivo lo merita davvero, dato che la colonna sonora del film è divina, superba, eccellente, priva di qualsiasi difetto. Con i suoi cori in latino, percussioni ed emozionanti melodie, musica e canzoni si elevano forse a migliori di tutti i film Disney, senza se e senza ma. Plauso anche a Stephen Schwartz, il paroliere, per la profondità che riesce a mettere nei testi.
"It's not my fault / I'm not to blame / It is the gypsy girl / the witch who sent this flame / It's not my fault / if in God's plan / He made the devil so much / stronger than a man".
Maestoso, imponente, drammatico e profondo, Il Gobbo di Notre Dame è in grado di porsi, senza problemi, nel pantheon dei più grandi film d'animazione di tutti i tempi. E, naturalmente, fra i miei classici preferiti.
Vlad Utosh 03/11/2014 00:39:51 » Rispondi Che dire... gran bel commento.
Dom Cobb 04/11/2014 01:30:51 » Rispondi Grazie. Tra l'altro, ho anche scoperto che scrivere commenti del genere mi aiuta a rilassarmi XD
JohnRambo 14/11/2023 17:47:09 » Rispondi Una recensione di grande valore per chi vuole orientarsi a vedere questo capolavoro dell'arte dell'animazione e cinematografica.