caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA CASA CON LA SCALA NEL BUIO regia di Lamberto Bava

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Spotify     6 / 10  11/01/2017 03:39:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
---PRESENTI SPOILER---

Discreto giallo/horror diretto da Lamberto Bava nel lontano 1983.
La pellicola può essere considerata come un tardo episodio del giallo all'italiana, genere che andava molto in voga negli anni 70. Oltretutto si potrebbe dire che tale categoria di film è stata codificata proprio dal papà di Lamberto, il grande Mario, con l'epocale "Sei donne per l'assassino", girato nel 1964. Tuttavia, quello che Bava jr gira 19 anni dopo, è una pellicola abbastanza diversa, più tendente all'horror che al giallo/thriller, con moltissimi richiami a Dario Argento, altro pioniere dello "spaghetti thriller".
La storia ruota attorno a Bruno, un giovane compositore di colonne sonore. Il ragazzo sta lavorando al soundtrack per il nuovo film horror della sua amica regista Sandra. L'uomo, per concentrarsi il più possibile sul suo lavoro, affitta per un mese una villa circondata da un enorme giardino. All'inizio appare tutto tranquillo e il giovane compone la musica in tranquillità, quando ad un tratto cominciano ad accadere stranissimi ed inquietanti eventi, e tra una cosa e l'altra Bruno viene a sapere di Linda. Questa era l'inquilina precedente della villa, una persona, a detta di molti, parecchio strana, amava stare al buio e aveva curiosi comportamenti. Bruno cerca di non pensare a tutto quello che sta accadendo e tanto meno non crede che Linda sia implicata nelle misteriose cose che stanno accadendo nella villa. Quando però, attorno allo stabile, succedono degli omicidi, Bruno si ritroverà braccato da uno spietato serial killer.
Dunque, come già ho scritto all'inizio del commento, il film ha tanti echi horror e tende a distaccarsi dal thriller e dal noir, generi che, miscelati insieme, hanno dato vita al giallo nostrano. Sarà probabilmente che col tempo i generi cambiano, le esigenze cambiano, le tecniche di regia, di narrazione, cambiano, e quindi, pur cercando di riproporre una tipologia di cinema caratteristica di diversi anni prima, le influenze nuove si fanno sentire. Negli anni 80 tra l'altro, il cinema horror italiano era mutato, proponendo opere aventi lo splatter e "il casino" come elementi predominanti e, si può dire che quella componente più ragionata dei film di paura anni 70, era andata perduta. Nonostante ciò Lamberto Bava, penso si sentisse in debito col padre, il quale aveva appunto creato le basi per lo "spaghetti thriller" e quindi, sempre secondo il mio parere, ha voluto rendergli omaggio con un'opera che incontra sia il cinema di papà Mario, che quello suo. Tra gli elementi orrorifici più evidenti, ci sono senza dubbio fortissime scene di violenza e l'atmosfera. Proprio su quest'ultimo elemento vorrei spendere due parole: prima di tutto, inizio col dire che io adoro l'aura di questo tipo di pellicole, si sente proprio quell'aria puramente italiana, la quale si differenzia di molto da quella delle produzioni a basso costo americane. Noi, questi lungometraggi qua, li abbiamo sempre contraddistinti con un'aura cupa, morbosa e a volte persino malsana. E anche "La casa con la scala nel buio" è un film provvisto di questo clima opprimente e claustrofobico. Difatti il regista, sviluppa benissimo tale fattore, il quale si dimostrerà importante, specie per la suspense.
La pellicola si guarda con piacere, certo la storia è sempre quella, però l'ho trovato un prodotto valido, che sa il fatto suo. La narrazione è dinamica, ben concepita e mai frettolosa. Bava inserisce un tassello alla volta nel puzzle della vicenda e quando si scopre qualcosa di nuovo, ecco che il director tira il freno a mano facendo rallentare un po' l'andamento del film, il quale però, resta sempre interessante.
Uno degli omicidi è realizzato davvero ottimamente (vedi spoiler). Anche la scena iniziale coi bambini mi è piaciuta, da brividi.
La tensione non manca, a volte purtroppo svanisce in quanto, il regista, si cimenta in sequenze troppo lunghe, che alla fine perdono il loro tasso di suspense. Però in altri contesti si sta col fiato sospeso, specie quando il protagonista si avventura nel terrificante seminterrato della casa.
Bava valorizza benissimo l'ambientazione, la rende uno dei piatti forti della pellicola. La villa giova parecchio all'atmosfera in quanto è grande, ha una scala che conduce nei posti più tetri dell'abitazione, stanze che non si aprono e una generale aura claustrofobica che avvolge tutto quanto. Oltretutto il regista si dimostra abile in un'altra cosa ancora: gestisce benissimo gli interni. Eh si, il film si svolge quasi per intero dentro lo stabile, e nonostante ciò, non annoia mai. Questo è frutto dell'aspetto sinistro e lugubre che il director dona alla villa.
Effetti speciali niente male, belli sanguinolenti e considerando il budget certamente non altissimo della pellicola, parecchio soddisfacenti.
Musiche portanti, sono un altro punto cardine della pellicola. Forse un po' ripetitive, però quel motivetto così malato, riesce a provocare angoscia ogni volta che lo si sente.
Buono il finale, forse un tantino frettoloso, però trasmette tensione, e c'è un gran bel colpo di scena, tenuto ben nascosto dal director.
La pellicola naturalmente ha anche numerosi difetti, primo fra tutti la, prevedibile, scarsa caratterizzazione dei personaggi. Non ce n'è uno che provochi curiosità nello spettatore, nessun soggetto carismatico. Forse, Sandra potrebbe essere la protagonista che più degli altri si eleva, però da qui a dire che si tratti della figura più affascinante della storia, ce n'è passa.
La fotografia è così e così, non da grande impronta estetica. Diventa anche molto fastidiosa nelle sequenze notturne in quanto è troppo scura.
Il cast è abbastanza modesto: Andrea Occhipinti penso che non sappia cosa significhi il termine "espressione". Per tutto il film ha uno sguardo totalmente apatico, che non trasuda alcuna emozione. Dopo un po' comincia ad essere davvero irritante. Maldestra pure l'interpretazione dei dialoghi.
Non un gran che neanche le varie attrici, in particolare Lara Naszinski, la ragazza di Bruno, veramente indisponente e seccante.
Il montaggio non è dei più impeccabili, ci sono numerosi stacchi brutti tra una scena e l'altra. Tuttavia questa, è una caratteristica che era presente in tanti prodotti dell'epoca.
La sequenza del primo omicidio, è spudoratamente copiata da una scena di "Tenebre" di Dario Argento, uscito appena l'anno prima. D'altronde si nota tantissimo l'influenza argentiana in questo film.
Ora però, arriviamo al clou, e cioè, alla sceneggiatura. Mamma mia, ragazzi, mamma mia. Una delle più idiote che siano mai state scritte. Non so cosa si siano fumati tali Dardano Sacchetti ed Elisa Briganti, ma hanno fatto un lavoro coi piedi. Innanzitutto abbiamo la fiera delle situazioni assurde e cretine: il primo omicidio è quanto di più stupido mi sia mai capitato di vedere (vedi spoiler), la ragazza che salta fuori dall'armadio, belle gnocche che compaiono nella villa come funghi, la ragazza di Bruno che entra ed esce dalla casa come se nulla fosse e per poco non ammazza il suo fidanzato ed infine lo stesso Bruno che da una mattone in testa a Linda/Tony ma questi incredibilmente non muore. Poi su quest'ultimo punto volevo dire una cosa: possibile che Katia e Angela, le migliori amiche di Linda, non si fossero accorte che questa in realtà fosse un uomo? Mah, su questa cosa sono rimasto perplesso. Un'altra trovata, stavolta incredibilmente trash, è il pianto dell'assassino ogni qualvolta che uccide le sue vittime, scelta involontariamente comica. Poi non si capisce cosa centrasse il giardiniere in tutta la vicenda. In una scena lo si vede trafficare con giornali che espongono titoli di cronaca nera. In seguito l'uomo fa un sinistro sorrisetto. Si potrebbe pensare che sia implicato con gli omicidi e quant'altro ma alla fine non risulta affatto. Palesi infine, le scopiazzate dai lavori di Argento, specie "Profondo Rosso" e il già citato "Tenebre". Insomma, una vera catastrofe. In più aggiungiamoci anche dei dialoghi insignificanti, una stesura dei personaggi inesistente e svariati comportamenti idioti dei protagonisti. L'unica nota positiva è il colpo di scena finale.

Conclusione: tirando le somme, è un film che si lascia guardare, fa anche un certo effetto sullo spettatore e mantiene alta la curiosità. Peccato per uno screenplay davvero improponibile e per altre cose che impediscono alla pellicola di essere completamente riuscita. Un'occhiata però, con particolare riferimento agli amanti del genere, la vale.

6+

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER