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TAXISTI DI NOTTE regia di Jim Jarmusch

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hghgg     7½ / 10  27/05/2014 19:52:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Valido e riuscito divertissement per Jim Jarmusch, giunto al suo quinto film, addirittura il terzo ad episodi (dopo "Stranger Than Paradise", che a dire il vero era in "atti" più che in episodi, e "Mistery Train"), senza contare i vari corti girati nel corso degli anni della serie "Coffee & Cigarettes".

"Night On Earth" è anche il primo film di Jarmusch senza le musiche composte dall'amico e fedelissimo collaboratore John Lurie. Il geniale sassofonista e compositore era stato infatti l'autore, oltre che l'attore, di fiducia di Jarmusch in tutti i suoi film degli anni '80, a partire dal primo "Permanent Vacation" del 1980. In pratica i due hanno iniziato la carriera insieme (l'attività live dei Lounge Lizards di Lurie è iniziata nel 1979) formando per un decennio un'accoppiata inossidabile, Jarmusch che dirige perle di cinema indipendente, Lurie che ci recita dentro e scrive tutte le colonne sonore, è il primo musicista trasformato da Jarmusch in attore, e dal 1980 al 1989 ha proseguito parallelamente la carriera di attore e collaboratore di JJ e quella di leader dei grandi Lounge Lizards. Un decennio di carriera vissuto spalla a spalla, poi a partire da questo film le strade (almeno professionali poi boh) si divideranno.

Le musiche di questo film invece sono composte da un'altra vecchia conoscenza del cinema jarmuschiano: mr. Tom Waits da Pomona, California. Jarmusch l'aveva lanciato come attore (dopo vari piccoli ruoli qua e la). Nel 1986 era stato uno dei tre protagonisti del capolavoro "Daunbailò" (gli altri due erano proprio John Lurie e ovviamente Benigni) e per l'occasione aveva "prestato" per i titoli di testa la sua "Jockey Full of Bourboun" uno dei più grandi brani dell'allora nuovo disco del Genio di Pomona, "Rain Dogs", uscito appena l'anno precedente (1985 e in un brano, "Walking Spanish" ci suona il sax indovinate chi ? Si, John Lurie).
Qui invece Waits non recita ma si limita a fare quello che gli viene meglio in assoluto: comporre musica; stavolta le musiche sono integralmente composte da lui e scritte appositamente per il film, sia le tracce strumentali sia la canzone, bellissima, che apre e chiude il film, in due versioni differenti; "Back in the Good Old World" e "Good Old World (Waltz)" ovviamente scritte a quattro mani con Kathleen Brennan, geniale moglie e musa. La canzone è bellissima dicevo, e le musiche perfettamente incastrate nel film, ne accompagnano l'atmosfera notturna, malinconica e ironica (in perfetto stile Jarmusch). Tant'è che il disco tratto dalla colonna sonora e pubblicato nel 1992 è il lavoro forse meno interessante e riuscito di Waits, proprio perché le tante tracce strumentali non riescono a prendere vita senza le immagini del film. E poi anche perché dopo di lui son venuti "Bone Machine" (1992) e "Black Rider" (1993) che invece sono due dei capolavori di Tom Waits. Ma le musiche nel film funzionano benissimo e tutto va bene, la staffetta tra gli amici Lurie-Waits alla corte del compare Jarmusch ha mantenuto alta la qualità.

Premessa lunga ma doverosa quando si parla del cinema di Jarmusch le cui splendide immagini sono sempre legate a doppio filo con della straordinaria musica (basti pensare anche a "Dead Man" con le schitarrate di Neil Young o all'ultimo "Only Lovers Left Alive"). In Jarmusch la musica è sempre uno dei punti di forza.

E passiamo agli episodi: cinque, cinque grandi città, cinque tassisti e i loro clienti, con le loro storie ad incrociarsi e con la notte grande osservatrice, in giro per il Mondo.

Los Angeles: uno degli episodi che preferisco, forse il più genuinamente leggero e divertente (anche più del quarto, ma ci arriveremo). Retto da una favolosa ed irresistibile Winona Ryder, in un ruolo appositamente scritto per lei; e vuole la leggenda che fu Tom Waits (amico comune della famiglia della Ryder e di cui lei è grandissima ammiratrice, vuole sempre la leggenda che gli abbia anche baby-sitterato i figli nell'86) a contattarla, convincerla ad accettare il ruolo e "portarla" quindi sul set.
La Ryder, all'epoca nemmeno vent'enne, andava fortissimo nelle commedie grottesche o "black" e difficilmente sbagliava un'interpretazione. Anche qui, personaggio e prova tremendamente grotteschi, folli e FUORI dalle righe eppure funziona benissimo perché è un carattere scritto appositamente così e appositamente per l'attrice più adatta, dalla sapiente mano di Jarmusch.

E lei è uno spasso: divertentissima, ironica, sboccata, inarrestabile e irresistibile, una delle migliori prove della Ryder a mio avviso, più genuina e vicina al suo essere di quanto forse non si possa pensare (si, è fuori di testa, ma a dire il vero questo si sa pure...), è trascinante e carismatica e con tutto il suo accento californiano abbomba (Frisco Bay più che L.A. ma tant'è), altro che Dracula :D Adorabile. Come spalla le viene affidata Gena Rowlands. Ah... No, dico, Gena Rowlands, che è lì un po' come chioccia e non deve far altro che regger botta alla Ryder e lo fa da par suo, perché è una grandissima attrice (molto più che la Ryder nel complesso, molto di più). La storia e la critica allo Star-System, il reclutamento degli attori, al mondo del cinema, e ai giovani che hanno l'ambizione effimera di divenire grandi star di per se sarebbe poca cosa ma se vediamo l'attrice che rifiuta tassativamente quel destino e quella proposta... Jarmusch non è stupido e ha scelto bene, la Ryder, un'attrice 19enne con già alle spalle film cult come "Beetlejuice" "Heathers" e "Edward Mani di Forbice" o ancora "Mermaids", insomma era già una stella e un'icona generazionale che si ritrova a fare quel rifiuto lì. L'ironia di Jarmusch punge nemmeno poco con il suo solito stile unico et inconfondibile. E il bello è che alla Ryder la stava aspettando, appena l'anno successivo, tal Francis Ford Coppola (al dire il vero l'aspettava dai tempi de "Il Padrino Parte III").
Episodio comunque per me divertente e decisamente riuscito. La pecca è Los Angeles, nettamente la città meno bella e affascinante del lotto. L'avessero ambientato a San Francisco sarebbe stato molto meglio, ma non avrebbe avuto senso.

New York: grandissima, come sempre, l'ambientazione della Grande Mela notturna per quello che è l'episodio più divertente in assoluto ma anche quello più sottilmente malinconico e cupo, quello più "Jarmuschiano". Il tema dello straniero perso nella solitudine e nell'indifferenza di un enorme agglomerato urbano dove si vive nella folla ma dove chiunque è solo (New York e solitudine, un binomio che ha avuto il suo apice irraggiungibile sempre con i tassisti, ovviamente parlo di "Taxi Driver", ma in generale con molto cinema della New Hollywood), il disagio del povero "Elmetto" alla fine ce lo sentiamo nelle ossa eppure ce ne siamo fatte di risate, perché la coppia Giancarlo Esposito (esilarante, questo grande caratterista di Spike Lee che di recente ho ritrovato in "Breaking Bad") e Mueller-Stahl è affiatatissima e funziona alla grande. Ho riso tantissimo con le loro gag e le loro espressioni, eppure hanno reso molto bene anche il disagio e la solitudine, in questo Mueller-Stahl è stato grandioso. Avevo le lacrime per le risate e un po' di malinconia alla fine di questo episodio, perfettamente diretto da Jarmusch con splendide inquadrature di quartieri e costruzioni new-yorkesi (storica l'immagine del Ponte di Brooklyn) accompagnate dall'ottima fotografia. Grande episodio, forse il migliore.

Parigi: la Parigi notturna delle quattro del mattino è teatro di una storia estremamente ironica, frizzante e raffinata. Un tassista originario della Costa d'Avorio accompagna una passeggera cieca dalla nascita. Da questo incontro e dagli accessi caratteri de due ne usciranno dialoghi pungenti e mai banali, interessanti nella scrittura e nell'esposizione. Il tutto è trattato con classe e delicatezza e con un'ironia da vendere. Il momento migliore però è nel finale, davvero tutto molto bello e perfettamente diretto da Jarmusch (bella la scena in cui lei paga il simpatico genietto ivoriano) con lei che cammina su una via in riva alla Senna e con la geniale gag finale che coinvolge il povero tassista che si era distratto a guardarla, con lei che si allontana tutta soddisfatta. Momento divertente e riuscitissimo, gran raffinatezza stilistica.

Roma: la mia Roma, la città più bella del lotto, la perla di queste cinque città, eppure protagonista dell'episodio che mi ha compito meno. C'è qui Roberto Benigni, altro grande amico e vecchia conoscenza di Jarmusch (e di Waits, e di Lurie), già grande protagonista in "Daunbailò". Qui però non è altrettanto convincente. Lasciato senza freni ma senza la compattezza e la delicata genialità del film del 1986, Benigni se ne vien fuori alla fine con una supercàzzola da mal di testa che diverte solo a tratti ed annoia per la maggior parte del tempo. Molto divertente la parte iniziale, questo si, ma alla lunga stanca. In "Daunbailò" Benigni fu tutt'altra cosa ma d'altronde quello era tutto un altro film. In ogni caso qualche sorriso lo strappa e Benigni all'epoca non era ancora bollito come dalla Vita è bella in poi. Ad accompagnarlo c'è Bonacelli, che troveremo ad esempio anche nel coevo "Johnny Stecchino". L'ambientazione di una meravigliosa e ben fotografata Roma notturna rende il tutto estremamente più godibile.

Helsinki: ultimo episodio nella fredda e bellissima capitale della Finlandia. Il più dichiaratamente drammatico e cupo anche se forse alla fine non colpisce tanto quanto la sottilissima malinconia del secondo episodio resta comunque un discreto e ben diretto pugnetto (non pugnetta, maniaci!) nello stomaco. Bravi gli attori e ottima l'atmosfera che Jarmusch riesce a creare nel corso della narrazione. Splendida atmosfera nordica.

A conti fatti, come già detto, non è che un valido e riuscito divertissement, molto ben scritto e diretto, da un regista eccellente qual'è Jim Jarmusch che ovviamente il capolavoro se l'è tenuto per altre occasioni (occasioni chiamate "Daunbailò" e "Dead Man").

Bello, comunque.
BlueBlaster  28/05/2014 00:35:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah ah ah...

" E' solo un commento, mica bisogna scriverci trattati (anche perché se uno scrive trattati filosofici su "Night on Earth" ha qualcosa che non va) è ovvio che bisogna sintetizzare però hai espresso eccome, basta e avanza su, siamo su filmscoop :)"

Una tua frase al mio commento su questo film :)
hghgg  28/05/2014 07:36:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
:D Si ma io sono malato, voi siete persone normali. A me 'sti fiumi vengono giù naturali e poi alla fine non è che ci sia scritto chissà cosa, insomma non è un trattato filosofico in ogni caso XD
ferzbox  27/05/2014 21:31:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non mi era mai capitato di vedere un commento che facesse provincia...beelloooo,quanti abitanti conta Hghgg?!

Non volermene....

Bello il commento comunque...quando ho iniziato avevo si e no un'anno di meno.....

"Taxisti di notte" me lo rivedrò al più presto,sperando che mi occupi meno tempo di ora ;-P


hghgg  27/05/2014 22:24:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ahahahahahahahahahhaahhaha hai ragione, anch'io quando ho iniziato a scriverlo avevo qualche anno di meno. Perdona la prolissità e tranquillo, il film dura di meno :D

Quanti abitanti nella provincia ? Boh, 6-700, come i film da me visti all'incirca ahahah :D

M'hai fatto fà 'na risata comunque :)
ferzbox  28/05/2014 00:21:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai visto?...ti sei na'risata..........!!!!!!!!
;-)
ferzbox  28/05/2014 00:24:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Volevo dire in realtà:"Hai visto? ti si fatto na'risata!!!!"
hghgg  28/05/2014 07:34:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Infatti all'inizio non avevo capito :D