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BOCCACCIO '70 regia di Vittorio De Sica, Federico Fellini, Mario Monicelli, Luchino Visconti

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amterme63     7½ / 10  22/03/2013 19:31:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Boccaccio 70" è un vecchio film ad episodi degli anni '60 che ancora si può guardare con gusto e divertimento. Non a caso è firmato da grandi registi, che anche qui non smentiscono la loro grande maestria cinematografica.
In complesso il film è uno sguardo divertito e ironico sulla tumultuosa trasformazione sociale in corso nei primi anni '60, che metteva a contrasto vecchi valori e pregiudizi (perbenismo, buon nome, morigeratezza di costumi) con nuove forme di vita edoniste basate sul cinico e libero consumo degli oggetti e dei piaceri. Il punto di vista è quello della gente comune, in tutte le sue varietà sociali (proletariato, borghesia, nobiltà, sottoproletariato).
Il primo episodio di Monicelli è il solito agrodolce ritratto, umano e caratteristico allo stesso tempo, dei particolari modi di vivere italiani, in questo caso quelli di una famiglia lavoratrice. In qualche maniera ho rivisto i miei genitori (io sono nato nel 1963). Gente povera che entra nel sistema e cerca di ricavarne il più possibile, a costo di sacrifici (i soldi e il lavoro sono l'idea fissa dei due giovani coniugi). L'idea fissa di farsi la casa, gli elettrodomestici, ecc. li porta a sacrificare tutto, anche la propria convivenza. Il mondo che li circonda è così come loro: massificato, irregimentato, tutto preso nella frenesia della nuova conquista del benessere a qualsiasi costo, a qualsiasi sacrificio.
L'episodio di Fellini è invece uno dei picchi della sua arte. Per la prima volta il maestro usa il colore (e lo usa in maniera affascinante e bellissima, di stampo espressionista) e per la prima volta sconfina apertamente nell'onirico e nell'inconscio. La grande dote di Fellini è quella di suggerire tematiche complesse con una semplicità e una immediatezza ammirevole. Tutto diventa fluente e naturale, anche se realtà e immaginazione si mescolano fra di loro. L'episodio è molto divertente e piacevolissimo, con la sua puntuta satira e ironia del perbenismo. Anche in questo caso Fellini espone e lascia allo spettatore il giudizio (anche se chiaramente fa intendere da che parte sta). E' evidente che Fellini odia i tronfi e i bacchettoni, li considera ipocriti e falsi. Ce ne dà però un ritratto tutto sommato simpatico e divertente. Ci viene più da ridere che da piangere, visto che ormai sono solo delle retroguardie destinate all'estinzione (ed è quello che poi è avvenuto).
L'episodio che mi è piaciuto di meno è quello di Visconti ("Il lavoro"). E' molto statico e teatrale, tutto basato sulla recitazione (splendida) della Schneider e di Milian. E' una triste riflessioni sulla natura mercenaria a cui sono ormai ridotti tutti i rapporti umani.
Il vero episodio "boccaccesco" è però "La riffa" di De Sica/Zavattini, un quadro-ritratto simpatico e ironico delle abutidini e dei vizi maschili della piccola gente della provincia italiana (gustoso ritratto della gente di Lugo in Romagna). E' anche il tipico apologo zavattiniano in favore di chi viene lasciato ai margini della società (in questo caso chi fa il saltimbanco e/o si prostituisce). Manca però la profondità di sguardo e l'intensità emotiva dei primi film di De Sica/Zavattini. Il tono qui è molto più leggero e tipico. La recitazione stessa della gente presa dalla strada non è molto efficace, si vede che è un po' "forzata". La stessa Loren stona un po' in questo contesto subpopolare. La sua storia è troppo sentimentale. Il lieto fine è poco credibile.
Comunque tutto il fim è di qualità e molto divertente.