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FRANCESCO, GIULLARE DI DIO regia di Roberto Rossellini

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amterme63     8½ / 10  30/12/2007 15:20:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fra tutti i film di Rosellini che ho visto questo è quello che secondo me ha la migliore resa visiva. La fotografia è magnifica con le sue panoramiche su splendidi paesaggi italiani (ho riconosciuto Sovana) e con dei curati primi piani o piano sequenza dalle perfette geometrie.
Tratto dai Fioretti di San Francesco e riadattato con lo zampino di Federico Fellini, narra lo spirito religioso del Santo tramite piccoli quadretti di vita quotidiana. Non c’è quindi enfasi o scene celebrative, ma emerge un quadro a volte neorealistico di vicende molto semplici o banali. Si ritrae più che altro lo spirito di entusiasmo, letizia, semplicità che sfiora l’infantilismo con il quale un gruppo unito da un ideale affronta i piccoli problemi della vita di tutti i giorni.
Il film mostra una specie di dicotomia fra San Francesco e i suoi discepoli rappresentati da Fra Ginepro. Francesco è il motore del gruppo, tutti pendono dalle sue labbra. L’attore che lo impersona ha l’aspetto di uno qualunque, senza particolari che lo possano distinguere fisicamente. Lui però è l’unico che ha il coraggio di rivolgersi direttamente alla divinità, a volte in modo lieto ma a volte anche drammaticamente, piangendo. E’ il solo che ha ben chiaro il significato e lo spirito di quello che fa. Intende l’agire religioso come qualcosa di estremo e sincero. L’affetto fra le persone si deve esprimere in maniera completamente spontanea anche a costo di forme che offenderebbero un religioso controriformista. Aspira a vivere con gli ultimi e i reietti della società tanto da fargli abbracciare e adorare un lebbroso come fosse il rappresentante di Dio sulla terra. A volte sembra cercare l’umiliazione, tanto che per un miscredente apparirebbe come un masochista.
Il resto del gruppo in genere cerca di “fare come” Francesco e quindi vive di riflesso lo spirito del Santo, mediandolo o adattandolo con sensibilità e modi che hanno a volte poco a che vedere con questo spirito. Fra Ginepro interpreta sempre alla lettera i dettami di Francesco. Pecca spesso di eccesso di generosità, ma il più delle volte ricorre a furbizie o finte ingenuità per raggiungere i suoi scopi. Ad esempio vuole esaudire la richiesta di un fratello malato di mangiare uno zampetto di maiale. Non esita quindi a tagliare la zampa da un animale vivo, compiendo quello che sembra in realtà un furto. Ha bisogno di un grosso mastello e come d’incanto nella scena successiva il mastello gli rotola dietro. La sua umiltà è solo apparente come quando guarda in faccia da pari il tiranno Nicolaio. Le scene che lo coinvolgono sono velate d’ironia e assumono spesso lo stile della comica o della farsa.
Ne viene fuori quindi una rappresentazione molto bella e semplice di un gruppo religioso, con la spiritualità anticonformista e genuina del proprio leader e la traduzione pratica e semplificata di questo spirito da parte dei suoi pittoreschi discepoli.