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L'ASCESA regia di Larisa Shepitko

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stratoZ     8½ / 10  02/04/2024 12:50:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Uno splendido film della Shepitko ambientato nell'innevata steppa bielorussa durante la Seconda guerra mondiale narrante l'odissea vissuta da due partigiani russi alla ricerca di un po' di cibo e provviste.
Il tema cardine del film è basato sul dualismo tra i due partigiani protagonisti e i loro differenti atteggiamenti nei confronti della guerra, della patria e del gruppo partigiani a cui appartengono, la domanda che la regista pone è abbastanza facile da intuire: "tradire il mio popolo e vivere una vita marchiata da questo fardello o morire da eroe?" su questo dilemma si dipana tutta la seconda parte del film, causata dall'evento scatenante della cattura dei due partigiani da parte delle truppe tedesche, intenzionate a scoprire la posizione dell'intero plotone, da qui i due protagonisti avranno atteggiamenti diversi, se Rybak seppur titubante diventerà disponibile alla negoziazione per salvare la pelle, Sotnikov resterà fermo sui suoi ideali preferendo l'agonia e appunto, come da titolo del film, l'ascesa, pur di non compromettere la posizione dei suoi uomini e avere una morte gloriosa ed eroistica. In tutta questa seconda parte si notano i riferimenti alla passione del Cristo, con Sotnikov tratteggiato quasi come un messia, come si può vedere dalla salita stessa al luogo dell'impiccagione che può ricordare la salita sul Calvario, o gli stessi primi piani sofferenti che la regista ci regala, tra cui quello iconico sul carretto.

Dalla componente visiva straordinaria, la Shepitko tende al minimalismo riducendo all'osso i virtuosismi, servendosi principalmente di una regia che indugia sui primi piani, atti a catturare i sentimenti e la sofferenza durante quest'odissea tragica dei partigiani, ma non rinuncia neanche a momenti di alta tensione, basti vedere la sequenza della cattura con quella soggettiva dei protagonisti nascosti nel fienile. La fotografia diventa uno dei punti forti del film, con quel bianco, quasi sovraesposto, grazie anche agli splendidi esterni innevati, che sembra diventare quasi paradisiaco, il forte uso di questa luce un po' diffusa mi ha un po' ricordato l'uso che ne faceva Dreyer, creando un'atmosfera solenne e sofferta, una forte componente sacrificale e dal forte dolore spirituale in cui il protagonista si sacrifica in nome dei suoi uomini ma soprattutto degli ideali a cui ha giurato fedeltà. La maestosa colonna sonora accompagna abilmente questo processo, ormai diventato un rito, che rende ancor più immersiva l'esperienza dello spettatore.

Emerge prepotentemente il conflitto istinto di sopravvivenza contro idealismo, col primo che sembra essere trattato con biasimo nella parte finale del film, in realtà penso sia a causa della natura propagandistica dell'idealismo che fa sentire in colpa l'altro protagonista per aver tradito i compagni e la patria, la regista così facendo si allontana da facili moralismi e va a condire il film con quella componente mistica e appunto ascendente che dona un fascino immenso alla pellicola.

In definitiva, assolutamente da vedere, non è una visione facile per ovvi motivi, ma è il classico film che fa bene all'anima e dà allo spettatore immensi spunti di riflessione, oltre ad avere una messa in scena fantastica.