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GARDENIA BLU regia di Fritz Lang

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Invia una mail all'autore del commento wega     10 / 10  04/07/2008 12:55:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io l'ho trovato un capolavoro invece. C'è da riconoscere all'espressionismo tedesco la specifica proprietà di dare al cinefilo la capacità di idividuare subito i connotati della pellicola. L'uso della luce e delle ombre è caratterizzante dell'ambiguità del destino dei protagonisti, a volte un confine poco chiaro, altre, addirittura invece già prestabilito. Nel linguaggio Barocco, che comprende senz'altro l'espressionismo, se Welles era un maestro nella caratterizzazione ambigua del personaggio, prevalentemente con le focali e spesso però destinata ad un unico individuo quasi sempre cucito su di lui, Fritz Lang è stato invece un maestro indiscusso nel proiettare queste caratteristiche nel sociale. Una società incongruente, destinata al declino. Con "Metropolis" basta pensare all'illusorietà data dal metodo fotografico Schuffton, o con "M" all'inedentificabilità del male rappresentato dall'ombra.
In questo noir, estremamente attuale nelle tematiche, tre sono i punti chiave: la serata al locale, il lavoro come centralinista di Nora, ed i contatti con il giornalista; quanto basta al regista per dipingere una gardenia blu, simbolo fragile di una società narcotizzata sempre più bisognosa di comunicare e di fiducia. Una sceneggiatura tutt'altro che stereotipata a mio parere, anzi, dai clichè di genere completamente ribaltati perchè la persona distrutta e tradita assume la figura femminile; a tradire non sarà più la dark lady, bensì un uomo doppiogiochista. Una narrazione poliziesca senza sbavature e grandissima, per finire, la regia. Incredibile la macchina da presa che scopre, insegue, accompagna costantemente gli attori in scena, strordinariamente illuminati -come in tutti i film di questo regista- ma qui ancor più in maniera funzionale alla storia. L'ho preferito a "Il grande caldo", nonostante il finale.