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LITTLE MISS SUNSHINE regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  06/07/2007 00:21:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il vero perdente è colui che ha così paura di non vincere che nemmeno ci prova"

Benedetto film, capace di colpire al cuore anche nelle sue ingenuità! una famiglia che sembra uscita da un film di fantascienza (la remissiva moglie, il petulante e finto-cinico vs. fatalista marito, il figlio Dwayne il cui silenzio provoca inquietudine e imbarazzo, lo zio provetto suicida, studioso eminente di Proust e gay, il nonno eroinomane e sporcaccione) e un viaggio che, nelle sue vicissitudini, ha la capacità di mettere tutti davanti a una realtà diversa.

Un film che scende piano piano si insinua dentro di noi con la morale più liberatoria e progressista possibile: davanti ad ogni sommo dispiacere o fallimento c'è la vera liberazione dalle illusioni e, in definitiva, l'essenza di una felicità fatta d'amore e di adattamento sociale.

La realtà falsa dei concorsi di bellezza per minorenni (bambine) è molto più volgare e mercenaria dell'esibizione mai ammiccante ma pura di una bambina che sogna soltanto di esibire la sua (nonostante tutto) smisurata voglia di vivere, anche se in maniera poco ortodossa.

Un film che inizia nel segno del Super-Uomo Nietzschiano e si conclude ricordando che Proust, da "perdente", è rimasto comunque negli annali della letteratura, è come un processo scisso tra le imposizioni sociali e le proprie affinità intellettive.

Del resto non è forse meraviglioso identificarsi in un'autore per la sua stessa ragione di vita o per le sue scelte culturali ed esistenziali?

Il film è assolutamente esilarante, abile cocktail di tutti i generi (dalla sit-com al film demenziale à la Landis) e in diverse occasioni è liberatorio e godereccio nel senso migliore del termine: la sequenza della fuga con il cadavere dall'ospedale è irresistibile.

Un applauso, quindi, all'ottimo regista per aver confezionato un film tanto esemplare, e agli splendidi interpreti (in un paio di casi ci sono i migliori caratteristi del cinema Usa)

Dulcis in fondo, menzione particolare per l'adorabile nonno, sorta di figura-archetipo che con la sua filosofia di vita riesce a mantenere miracolosamente unita una famiglia tanto insolita e bizzarra (fa pensare a certi film di Altman, per esempio). E ovviamente al grandissimo Alan Arkin, attore che adoro letteralmente fin dai tempi di "l'urlo del silenzio", la cui prestazione maiuscola va ben oltre il suo candido gigionismo
norah  06/07/2007 20:19:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ghghgh

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky  06/07/2007 21:45:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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